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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 22:50.
L'ultima modifica è del 08 marzo 2014 alle ore 10:10.

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Un altro giorno di crisi, un altro giorno di fibrillazione in Ucraina. Dopo la telefonata di un'ora fra Barack Obama e Vladimir Putin nella notte, in cui il presidente americano chiarisce che le azioni di Mosca «violano la sovranità dell'Ucraina e la sua integrità territoriale», non v'è alcun atto distensivo sul fronte opposto.

Al contrario, il governo di Putin segue il suo copione e, per difendere il referendum di Crimea, regione a maggioranza russofona che vuole tornare alla Russia cui apparteneva fino al 1954, cita l'analoga iniziativa legislativa che si terrà in Scozia a settembre. Al confine sono intanto in corso negoziati tra gli osservatori Osce e i miliziani filorussi per l'ingresso in Crimea ad un checkpoint diverso da quello dove ieri il gruppo è stato respinto. Ma il gruppo viene di nuovo respinto.

Nel pomeriggio Mosca tira di nuovo fuori la leva più convincente: il colosso energetico russo Gazprom minaccia di tagliare le forniture di gas all'Ucraina se Kiev non salderà il suo debito e non pagherà le forniture correnti. Uno stop dell'export come quello del 2009 quando i tagli di forniture avevano interessato anche alcuni paesi europei. Gli arretrati dei pagamenti di gas russo dell'Ucraina sono saliti a 1,89 miliardi di dollari «che significa che l'Ucraina ha difatto cessato di pagare il gas» ha dichiarato il numero uno di Gazprom, Alexei Miller, citato dalle agenzie russe, aggiungendo che Kiev si è accollata il «rischio di tornare alla situazione di inizio 2009» quando le forniture di gas erano state interrotte.

Mosca: gli appelli europei fanno sorridere
Per Mosca «suscitano un sorriso» gli appelli europei a trattare con Kiev con la mediazione di poteri occidentali, ritenendo «esaurito» il credito di fiducia di questi garanti dopo il destino toccato al documento firmato da Ianukovich a Kiev il 21 febbraio. Lo ha detto Dmitri Peskov, portavoce di Putin. «È assai curioso che ora dall'Europa risuonino appelli alla Russia a condurre trattative con personaggi di Kiev che si definiscono potere dell'Ucraina con la mediazione di poteri occidentali, questo non può che suscitare che un sorriso perchè certamente il credito di fiducia verso questi 'garantì è certamente esaurito dopo il destino che è toccato al documento firmato da Yanukovich a Kiev il 21 febbraio», ha detto Peskov in ina trasmissione tv.

Assalto a base ucraina in Crimea, poi ritirata. Nessun ferito
Si è conclusa con il ritiro di presunte truppe russe l'attacco ed il successivo assedio ad una base missilistica dell'aeronautica ucraina a Sebastopoli, in Crimea, sede dell'unità A2355. Lo riferiscono i media locali sottolineando che alcuni giornalisti sono stati anche malmenati dalle truppe fedeli a Mosca. Questo il risultato delle trattative ed un duro confronto tra il comandante della base, un colonnello, e i russi, che avevano chiesto ai soldati di Kiev «di deporre le armi e arrendersi». Gli assalitori, aiutati da cosacchi e forze estremiste locali, hanno sfondato i cancelli della base con un camion militare Kamaz. Nessuno ha aperto il fuoco e non risultano feriti.

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