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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 15:01.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 16:09.

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla con la cancelliera tedesca Angela Merkel prima dei lavori del vertice Ue sull'Ucraina a Bruxelles, il 6 marzo 2014 (Ansa)Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla con la cancelliera tedesca Angela Merkel prima dei lavori del vertice Ue sull'Ucraina a Bruxelles, il 6 marzo 2014 (Ansa)

BERLINO- Non ci sarà solo economia, crescita e occupazione nel ricco menu dell'incontro di oggi tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera Angela Merkel. Tra i temi politici e di sicurezza, oltre alla crisi della Crimea, al centro in queste stesse ore del Consiglio Esteri dell'Unione europea a Bruxelles, è molto probabile che venga affrontato anche il dossier delle nomine europee e del nuovo segretario generale della Nato (al posto del danese Rasmussen) che dovranno essere finalizzate durante il semestre a guida italiana dell'Unione europea.

Per quanto riguarda i nomi del nuovo presidente della Commissione e del Consiglio occorrera' attendere l'esito delle elezioni europee del 25 maggio. Merkel e Renzi militano in due famiglie politiche diverse ma l'ultima parola su quegli incarichi la dovra' dire, sulla base dei risultati elettorali, il summit dei capi di Stato e di Governo dei 28. E la Merkel non sembra affatto convinta che in caso di vittoria del Ppe al posto di Barroso debba andare il lussemburghese Juncker. Difficile immaginare che l'Italia possa concorrere a quelle poltrone con Mario Draghi alla Bce. Ci dovremo probabilmente accontentare di un portafoglio di peso che potrebbe andare all'ex premier Massimo D'Alema che gia' oggi guida da Bruxelles tutte le fondazioni dei socialisti europei.

Maggiori chance per un italiano sembrano aprirsi per la guida della Nato che, pur avendo sede a Bruxelles, non è istituzione internazionale ma un'alleanza politico-militare. Da due anni l'unico candidato ufficiale per quella poltrona e' l'ex ministro degli Esteri di Berlusconi e vicepresidente della Commissione Franco Frattini. Candidatura partita forse un po' troppo in anticipo che non ha trovato finora un imprimatur di tutti i membri europei dell'Alleanza (ad esempio i polacchi hanno ipotizzato una loro candidatura). Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'ha rilanciata recentemente nei contatti internazionali che ha avuto con leader europei. Ma il presidente americano Barack Obama, per superare l'impasse, vedrebbe di buon occhio l'incarico per l'ex premier norvegese Jens Stoltenberg. Una candidatura, quest'ultima, che comincia a filtrare gia' nelle diplomazie occidentali compresa in quella italiana tanto che lo stesso Obama potrebbe ufficializzarla il 24 e 25 marzo all'Aja al terzo vertice sulla sicurezza nucleare prima della ministeriale Nato che si terra' ai primi di aprile a Bruxelles.

Ma gia' oggi a Berlino, prima il ministro della Difesa Pinotti con il suo collega tedesco e poi lo stesso Renzi con la Merkel, potrebbero sottolineare il ruolo che l'Italia ricopre nell'Alleanza soprattutto se confrontato con quello della Norvegia che ha una forza militare di 28mila uomini concentrati nella difesa dell'Artico ed e 13o contributore nelle missioni Nato. L'Italia, invece, e' quinto contributore finanziario della Nato, come numero di uomini e' stato anche secondo contributore, ha 4mila militari dispiegati in Afghanistan e sara', dopo il ritiro a fine anno, la nazione di coordinamento per l'addestramento delle forze di polizia afghane con un costo aggiuntivo di 300milioni di dollari. Ma, a ben vedere, una carta da giocare per mettere in imbarazzo quanti sostengono la Norvegia e dare nello stesso tempo all'Italia la guida della Nato mezzo secolo dopo Brosio, Renzi potrebbe giocarla proprio oggi con la Merkel. Basterebbe proporre l'ex premier Enrico Letta, nome sul quale nelle due sponde dell'Atlantico difficilmente si raccoglierebbero obiezioni di sorta.

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