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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 18:10.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 21:12.

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Sarà il Governo a decidere dove tagliare la spesa pubblica. Quello elaborato dal commissario straordinario Cottarelli è un punto di partenza, un elenco delle possibili misure. Lo ha ricordato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo alla Camera sul tema dei conti pubblici e sul Consiglio europeo, che si apre domani a Bruxelles.

Non voglio tornare al voto, legislatura fino a scadenza
Nel pomeriggio il capo del governo ha replicato l'intervento al Senato. «La mia urgenza di fare veloce non deriva dal bisogno di tornare alle elezioni - ha chiarito -, la legislatura deve continuare fino alla scadenza naturale riprendendo la buona abitudine di tutti i sistemi europei, ma c'è ansia di dare risposta agli italiani che ogni giorno vedono i politici impegnati in discussioni senza concretezza». Alla sua "seconda volta" nelle Aule parlamentari, il presidente del Consiglio si è presentato col governo al gran completo. Ha parlato di Europa, ma anche della situazione economica del Paese alla luce dei provvedimenti annunciati la scorsa settimana.

Sui tagli alla spesa pubblica decide il Governo
Intanto il tema politico è quello del taglio della spesa pubblica. «Presenteremo la spending review alle Camere. Il commissario ci ha fatto un elenco, ma toccherà a noi decidere» cosa tagliare. Renzi ha aggiunto che sulle coperture esiste «un ampio margine». Mentre il taglio dell'Irpef nelle buste paga di chi guadagna fino a 1.500 euro al mese è «solo un primo passo».

Le risorse per coprire le riforme ci sono: modifiche sotto il 3% eventuali
La vera partita è cambiare l' Europa. «Dobbiamo lottare contro un'Europa espressione della burocrazia e della tecnocrazia e riprendere lo sguardo alto dei paesi fondatori», ha ricordato il premier. Serve una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse, altrimenti la ripresa rischia di rimanere debole. Il premier ha sottolineato che il «tema del 3% nel rapporto tra deficit e Pil è obiettivamente anacronistico». L'Italia rispetterà comunque la soglia del 3%; le risorse per coprire le riforme ci sono: «Il governo ha immaginato per il pacchetto di riforme coperture molto ampie, molto più ampie rispetto all'impegno fiscale». Nessuno «sforamento del tetto del 3 per cento»nel rapporto deficit/Pil, dunque, ma solo «una eventuale possibile, modifica, se necessario, dal 2,6% al 3%».

Non andiamo in Europa con il cappello in mano
Renzi ha mandato poi un messaggio al Carroccio: «Non consentiamo a nessuna forza politica, come ha fatto la Lega, di dire che noi andiamo con il cappello in mano in Europa - ha affermato -. Questo umilia gli imprenditori del Nord Est, gli artigiani, il mondo produttivo italiano che ha diritto ad essere rappresentato da forze europeiste e moderne».

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