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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2014 alle ore 13:48.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2014 alle ore 14:43.
Al centro della differenza tra i due casi c'è una visione del governo che rende possibile tale compromesso. Una simile visione presuppone la garanzia che non si affermerà un sistema nel quale il vincitore l'avrà vinta su tutto, come pure un ampio consenso sul fatto che gli enti di regolamentazione dovrebbero essere al di sopra delle parti e dotati di personale professionale e competente.
Il successo prolungato della Cina talvolta è presentato come un controesempio dell'importanza di una buona governance ai fini della performance economica. L'esempio cinese chiama in causa una forte correlazione tra una democrazia multipartitica e la crescita economica.
La democrazia è qualcosa di prezioso in sé e può essere desiderata a prescindere dall'effetto che ha sulla crescita economica. Ma, nel contesto della performance economica, è importante rimarcare che esiste una differenza enorme tra i regimi assolutistici, nei quali un singolo individuo monopolizza i poteri - nello stile di Mubarak o del presidente siriano Bashar al-Assad - e la Cina, nella quale all'interno del partito comunista ci sono concorrenza e competizione. Ed è il partito (non un leader dispotico) che operava da istituzione sufficientemente inclusiva e meritocratica ad aver governato nel periodo post-Mao.
La mancanza di una regolamentazione autonoma e di un'amministrazione pubblica competente - o, peggio ancora, il regime di un tiranno - conducono agli sprechi economici, all'inefficienza, e alla fine a disordini e tumulti politici. Ciò è vero nel caso del Venezuela, dove gli ingenti introiti del petrolio hanno per un po' di tempo mascherato la debolezza del sistema. Nella complessa economia globale del XXI secolo, una performance eccellente e continua esige un assortimento di istituzioni che funzionano bene e che non cadono nella sfera di competenza di un unico leader.
Le economie di successo necessitano di una banca centrale indipendente, di una supervisione bancaria competente, di agenzie di regolamentazione che perseguano politiche conformi agli obiettivi fissati dal processo politico.
Quando le decisioni sul credito, i criteri di approvvigionamento pubblico, i contratti edilizi e la determinazione dei prezzi riflettono obiettivi sul breve periodo e puramente politici, una buona performance economica si rivela impossibile - addirittura in Paesi che abbondano di grandi riserve naturali.
Perché alcune società riescono a raggiungere i compromessi necessari a sostenere una compagine normativa moderna, mentre altre perseguono un approccio alla governance di sopraffazione, che indebolisce la politica pubblica e corrode la fiducia del settore privato?
Tale contrasto è evidente nei Paesi emergenti, ma le differenze esistono anche nelle economie avanzate. Forse, la capacità della Germania di raggiungere un compromesso sociopolitico - dimostrato dalla formazione di una coalizione tra destra e sinistra nel 2013 - è stata più decisiva per il suo recente successo economico dei dettagli delle politiche fiscali e strutturali che si è impegnata a conseguire.
(Traduzione di Anna Bissanti)
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