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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 18:05.
L'ultima modifica è del 01 aprile 2014 alle ore 07:52.

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Ok del Cdm all'unanimità al ddl costituzionale di riforma del Senato e di revisione del titolo V della Costituzione. La nuova assemblea non darà più la fiducia al governo. Abolite le indennità dei senatori, che non saranno più eletti. In mattinata il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva assicurato che sulle riforme istituzionali si gioca il suo futuro politico («O facciamo le riforme o non ha senso stare al governo»). In conferenza stampa ha ribadito: «L'approvazione del ddl mostra una classe politica che ha capito che è finito il tempo dei rinvii». Poi ha aggiunto: «Questo è un buon inizio. Chi vuole bloccare il cambiamento sarà minoranza al Senato e nel Paese». E ancora a Skytg24: «Se le riforme non passeranno vado a casa, ma anche chi frena andrebbe a casa». Quanto alla compattezza del Pd nel sostegno alla riforma, il premier ha detto: «Non sono preoccupato della tenuta del partito». Poi ha aggiornato il cronoprogramma del governo: tra martedì e mercoledì il Def, nella settimana di Pasqua «i decreti che permetteranno gli sgravi di 80 euro in busta paga per i meno abbienti».

Renzi: per senatori no elezione né indennità
La riforma del Senato varata dal Cdm «mette la parola fine a una discussione trentennale». Così il premier Matteo Renzi. «Noi - ha spiegato Renzi in conferenza stampa - approviamo un ddl che intende superare il bicameralismo perfetto con quattro paletti: no al voto di fiducia, no voto sul bilancio, no elezione diretta dei senatori, no indennità per i senatori». Renzi ha definito la riforma: «una grandissima svolta per la politica e le istituzioni».

Grasso? Se parlava da presidente ha sbagliato
Renzi non ha risparmiato una battuta polemica a Piero Grasso che in un'intervista ieri a Repubblica aveva auspicato un Senato eletto dai cittadini: «Non si è mai visto un presidente del Senato intervenire su provvedimenti in itinere, se sono arbitri non possono giocare. Quindi se Grasso è intervenuto come presidente del Senato ha commesso un errore», ha detto a SkyTg24.

Boschi: Senato avrà 148 membri,21 nominati da Colle
Il futuro Senato si chiamerà «Senato delle autonomie» e sarà composto da 148 persone; 21 nominati dal Quirinale e 127 rappresentanti dei Consigli Regionali e dei Sindaci. Lo ha riferito il ministro delle riforme Maria Elena Boschi al termine del Consiglio dei ministri. Il ddl prevede una composizione paritaria di tutte le Regioni e tra Regioni e Sindaci, ma c'è «la disponibilità a esaminare una composizione proporzionale al numero degli abitanti di ciascuna Regione», ha spiegato il ministro. Boschi ha aggiunto che «Il Senato mantiene la competenza paritaria con la Camera sulle leggi di riforma costituzionale».

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