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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2014 alle ore 07:14.
L'ultima modifica è del 08 aprile 2014 alle ore 11:22.
Un taglio del cuneo fiscale da 6,6 miliardi nel periodo compreso tra maggio e dicembre 2014. Che tradotto su base annua diventano 10 miliardi in via strutturale. A ribadire le dimensioni dell'operazione di alleggerimento dell'Irpef sui lavoratori dipendenti è Matteo Renzi, al termine di una una giornata dedicata alla definizione del Def e del Pnr in vista del varo previsto per oggi pomeriggio.
Per sciogliere gli ultimi nodi il premier ha avuto lunghi incontri a Palazzo Chigi con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e il commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli, concedendosi solo un breve break pomeridiano per una sortita in libreria. Renzi conferma che la copertura sarà in larga parte garantita dalla spending review con interventi nel 2014 per circa 5-5,5 miliardi (si veda il Sole 24 Ore del 6 aprile) che riguarderanno anche la sanità con una stretta fino a 1 miliardo ma assolutamente senza ricorrere a tagli lineari: nel mirino i costi standard e gli acquisti di beni e servizi. Confermato anche il giro di vite sugli stipendi dei dirigenti e manager pubblici con un risparmio di circa 400 milioni: il premier ripete che sarà introdotto un tetto allineato alla retribuzione del capo dello Stato.
Quanto ai circa 1,5 miliardi della fetta mancante della copertura, la dote dovrebbe arrivare dalla maggiore Iva che verrà generata nei prossimi mesi dal pagamento dell'ulteriore tranche di 13 miliardi di pagamenti arretrati alle imprese. Che si andrà ad aggiungere ai 47 miliardi già previsti per un totale di 60 miliardi.
Il decreto che farà scattare da maggio il bonus Irpef da 80 euro medi in busta paga per circa 10 milioni di lavoratori vedrà la luce la prossima settimana. Ma già oggi con l'approvazione del Def e del Pnr verranno messe nero su bianco le linee guida dell'operazione taglia cuneo che si andranno ad aggiungere alla formalizzazione del nuovo quadro macroeconomico. Con una crescita del Pil per quest'anno dello 0,8%, rivista al ribasso rispetto all'1,1% stimato dal Governo Letta. Nel complesso, all'interno di un quadro programmatico in cui viene puntualmente ribadito il rispetto dei target europei, con il deficit che passerà dal 2,6 del 2014 all'1,8% del 2015, il Def indica il ventaglio sia delle misure che diverranno tra breve operative attraverso la manovra sull'Irpef, sia gli interventi potenzialmente attivabili già nell'anno in corso. In primo piano la spending review, con circa 5 miliardi di risparmi da utilizzare a copertura del taglio dell'Irpef. Vi si aggiunge almeno una parte dei maggiori incassi Iva attesi a fine anno per effetto dello sblocco dei pagamenti alle imprese fino a 60 miliardi di crediti commerciali della Pa. Poi la partita del rientro dei capitali, attraverso il meccanismo della voluntary disclosure (in via di riscrittura e da definire entro settembre 2014) da cui potrebbero affluire circa 2 miliardi di maggiori entrate, cui si aggiunge la revisione del trattamento fiscale delle rendite finanziarie, il cui gettito andrà a finanziare il primo intervento sull'Irap. Sulla questione del taglio dell'Irap il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, intervenendo al Tg1 afferma che «i provvedimenti partiranno da quest'anno: nell'arco dei 12 mesi ci sarà la riduzione che avevamo previsto».
Tornando alle coperture, un intervento sulla sanità è confermato ma senza tagli lineari. «Io non ne so niente di tagli alla sanità. Se non mi fanno un pacco sorpresa...»: Beatrice Lorenzin ancora ieri sera escludeva (ma non troppo) nuovi agguati, tanto più tagli lineari. Ma la preoccupazione c'era ancora tutta. Anche perché, tramontata la maxi stangata del Mef da 2-2,5 miliardi, sul tappeto c'è sempre quanto meno una stangatina per la spesa sanitaria. Una sforbiciata fino a 1 miliardo per il 2014 sugli acquisti di beni e servizi non sanitari col sistema Consip e costi standard anche sui beni sanitari. Poi (ma solo poi) si punterebbe ai risparmi del "Patto per la salute" con le regioni, che secondo Lorenzin varranno fino a 10 miliardi in 3-4 anni. Tra gli altri interventi, il giro di vite su Difesa, enti inutili, partecipate, incentivi alle imprese e tutte le forniture della Pa.
Una revisione della spesa che dovrebbe garantire altri 17 miliardi nel 2015 e 32 miliardi nel 2016 e che sarà anticipata oggi dalla "spending" in arrivo alla Presidenza del consiglio su input di Delrio. Con una sforbiciata agli uffici e agli stipendi dei dirigenti. Prevista anche la rotazione dei capi dipartimento. E tra i nomi più gettonati per approdare al dipartimento delle politiche economiche c'è quello di Ferruccio Sepe.
Def e Pnr confermano anche che il Governo punta a rafforzare il piano di privatizzazioni che nel 2014 dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 12 miliardi e altri 10-12 miliardi annuo nel 2015 e nel 2016 (lo 0,7% del Pil). Sul versante delle infrastrutture il Def dovrebbe prevedere la destinazione di 6 miliardi l'anno per finanziare piccole e grandi opere.
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