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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 06:36.

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ROMA
Una riduzione strutturale del cuneo fiscale da 6,7 miliardi per gli ultimi mesi del 2014 e da 10 miliardi l'anno a partire dal 2015. Con un bonus in arrivo anche per gli incapienti. E un sistema di coperture garantito da tagli alla spesa per 4,5 miliardi per quest'anno. Che viene puntellato per ulteriori 2,2 miliardi dalla maggiore Iva attesa dal pagamento entro ottobre di una nuova tranche da 13 miliardi di debiti della Pa nei confronti delle imprese. E con una carta calata dal Governo solo all'ultimo minuto: l'aumento dall'imposta sostitutiva per la rivalutazione delle quote di Bankitalia a carico delle banche attualmente al 12% e che potrebbe anche salire fino al 24-26 per cento. Sono questi i tratti salienti della fisionomia del Def e del Pnr varati ieri sera dal Consiglio dei ministri, che confermano che l'alleggerimento del 10% dell'Irap sulle imprese sarà avviato a luglio con le risorse derivanti dall'aumento dal 20 al 26% della tassazione delle rendite finanziarie. E che mettono nero su bianco che nel 2015 il pareggio strutturale di bilancio è soltanto sfiorato e, di fatto, il rallentamento del percorso di rientro del debito.
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, però afferma che il pareggio sarà «praticamente» perseguito quest'anno e «contabilmente» centrato nel 2016. E nel Def si precisa che già nel 2015 il bilancio strutturale raggiunge un sostanziale equilibrio (-0,1%). Il pieno conseguimento dell'obiettivo di pareggio nel 2016, sempre secondo il Def, rispetta i regolamenti europei ed è in linea con quanto previsto dalla normativa nazionale di recepimento delle disposizioni dettate a livello europeo. Secondo il Governo «le riforme strutturali, in parte già avviate, in parte in fase di avviamento nelle settimane in corso, in parte programmate per le settimane a venire, miglioreranno il tasso di crescita dell'economia italiana e comporteranno nel medio periodo un miglioramento strutturale del saldo di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico nel tempo».
Quanto al debito, nei documenti approvati ieri si afferma che l'implementazione del piano di rientro per il 2015 e 2016 congiuntamente all'attivazione di un piano di privatizzazioni per circa lo 0,7% del Pil nel periodo 2014-2017 (circa 10-12 miliardi quest'anno) permettono di rispettare pienamente la regola del debito nel 2014 e nel 2015. Un piano di rientro che sarebbe anche sufficiente a compensare l'aumento dello stock del debito per effetto del pagamento entro la fine del 2014 della nuova tranche da 13 miliardi di crediti maturati dalle imprese nei confronti della Pa.
Confermate le nuove stime del quadro macroeconomico circolate nei giorni scorsi. Il Pil quest'anno crescerà dello 0,8% (in ribasso rispetto all'1,1% ipotizzato dall'esecutivo Letta) per salire poi dell'1,3% nel 2015, dell'1,6% nel 2016, dell'1,8% nel 2017 e 1,9% nel 2018. Il Governo, nel confermare il rispetto degli impegni presi con l'Europa, fissa il rapporto deficit/Pil al 2,6% nel 2014, al 2% nel 2015, all'1,5% nel 2016, allo 0,9% e allo 0,3% negli anni successivi. E indica in costante crescita l'avanzo primario per i prossimi anni partendo dal 2,6% nel 2014, al 3% nel 2015 per arrivare a quota 5% nel 2018. Il tasso di disoccupazione dovrebbe invece scendere dal 12,8% quest'anno, al 12,5% nel 2015 e al 12,2% nel 2016, all'11% solo a fine periodo. Il tutto anche grazie alle riforme già avviate dal governo e a quelle in arrivo.

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