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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2014 alle ore 06:38.
ROMA
Nessuna sorpresa. Come annunciato alla vigilia del Consiglio dei ministri dallo stesso premier, sulla Pa non arrivano misure immediate ma si apre una mega-consultazione pubblica destinata a durare un mese, con l'obiettivo di coinvolgere in particolare i dipendenti pubblici e i loro "datori di lavoro", ovvero i cittadini. Solo dopo il confronto aperto e le proposte raccolte sulle tre linee guida indicate in una lettera pubblicata in serata sul sito di palazzo Chigi (interventi sul capitale umano, taglio degli sprechi, riorganizzazione e digitalizzazione della Pa) arriveranno i provvedimenti veri. Un disegno di legge delega e un decreto, ha spiegato Matteo Renzi in conferenza stampa affiancato dal ministro Marianna Madia, che saranno varati venerdì 13 giugno, quando la campagna elettorale sarà ampiamente chiusa.
Considerazioni, proposte e suggerimenti dovranno essere inviate all'indirizzo rivoluzione@governo.it, ha indicato il premier, che ha più volte tenuto a sottolineare che la sua «riforma della Pa» non prevede esuberi e non incrocerà necessariamente con i lavori in corso della spending review di Carlo Cottarelli.
Le idee sono in molti casi già state fissate nero su bianco, pronte per essere adottate: «Ma noi non siamo arroganti – ha detto Renzi leggendo un passo della lettera aperta - per questo vogliamo prima confrontarci dando certezza dei tempi». Tre, come detto, le linee di intervento. Si parte dal capitale umano, da riqualificare e svecchiare, si procede con un capitolo dedicato agli sprechi e alla riorganizzazione delle amministrazioni centrali e periferiche e si conclude con il capitolo dedicato agli open data, la semplificazione e la digitalizzazione dei servizi, con il riferimento al famoso "Pin del cittadino" ovvero una chiave di identità unica digitale con cui accedere a tutti i servizi pubblici.
Sul fronte del personale, il presidente del Consiglio e il ministro hanno auspicato un confronto «innovativo e costruttivo» con i sindacati ma anche con la altre associazioni di rappresentanza. Si punterà su strumenti specifici come l'abolizione del trattenimento in servizio, che potrebbe aprire la possibilità di almeno 10-15mila assunzioni. E si procede con l'ampio capitolo di riforma della dirigenza: il ruolo unico perderà le due fasce, arriva la possibilità di licenziamento in caso di mancanza di incarichi e la revisione della valutazione delle performance, con l'introduzione anche di indicatori legati all'andamento dell'economia. Mentre i permessi sindacali verranno dimezzati.
Come detto nessun incrocio con la spending ma sono impostanti i tagli annunciati: via i segretari comunali e prefetture ridotte a 40, abolizione della Covip (con trasferimento delle funzioni a Bankitalia) e ridisegno dell'attuale sistema delle Authority. Rivoluzione anche per le scuole di formazione: deve rimanerne una sola e da lì verranno allestiti i futuri corsi-concorsi. Il premier-sindaco non ha dimenticato nelle sue linee guida anche il riferimento alla giustizia amministrativa: si tenterà di rendere più rigoroso il sistema delle incompatibilità dei magistrati amministrativi, verranno riformate funzioni e onorari dell'Avvocatura dello Stato e si modificherà la disciplina della sospensione cautelare del processo amministrativo.