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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 19:25.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2014 alle ore 15:44.

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La Casa Bianca ha confermato nei giorni scorsi l'invio di velivoli da sorveglianza radar elettronica MC-12 e droni in Nigeria per scoprire il luogo dove vengono tenute prigioniere le ragazze. Si tratta di "velivoli da ricognizione non armati" già impiegati in Afghanistan e in altri teatri operativi. I velivoli teleguidati potrebbero essere i Global Hawk da sorveglianza e ricognizione strategica già attivi da anni in Africa dalla base siciliana di Sigonella ma potrebbe trattarsi anche dei più piccoli Reaper che Cia e comando forze speciali schierano in Niger, Malì e Burkina Faso per dare la caccia ai miliziani di al-Qaeda nel Maghhreb islamico (AQMI), "filiale" della rete del terrore fondata da Osama bin Laden che ha stretti rapporti con Boko Haram.

"Posso confermare che stiamo utilizzando dei velivoli dell'intelligence, per la sorveglianza e la ricognizione, senza piloti e con piloti, per le ricerche delle giovani rapite", ha detto il colonnello Steven Warren, portavoce del Pentagono, senza fornire ulteriori dettagli.
L'area delle ricerche coperta dai droni statunitensi "è vasta quanto lo stato della West Virginia" secondo fonti della Casa Bianca che non hanno confermato l'invio in Nigeria anche di reparti di forze speciali il cui impiego in un blitz per liberare le ragazze rapite è stato auspicato a Washington da alcuni membri del Congresso tra cui il senatore repubblicano John McCain.

La presenza di unità dei Berretti Verdi e forze del reparto anti terrorismo Delta Force è molto probabile perché il Comando Forze Speciali del Pentagono è sempre più di frequente impegnato in Africa Occidentale in operazioni contro i qaedisti e in missioni addestrative a favore degli eserciti locali. In Nigeria nei giorni scorsi sono arrivati 8 "consulenti" americani per aiutare le forze locali a gestire la crisi degli ostaggi e un team di 12 istruttori incaricati di addestrare un battaglione di 650 ranger nigeriani, primo embrione di forze speciali del Paese africano.

Il programma di formazione, gestito dall'Africa Command e richiesto da Abuja, coinvolge anche i marines che istruiscono nigeriani alle operazioni anfibie e fluviali e prevede complessivamente di addestrare entro l'anno 2mila militari nigeriani. In questi giorni il generale David Rodriguez, paracadutista veterano dei conflitti in Iraq e Afghanistan oggi alla testa dell'Africa Command, è in Nigeria per "discutere dell'aiuto americano nelle operazioni di ricerca e della cooperazione nel suo insieme" tra le forze americane e quelle nigeriane, ha spiegato il Pentagono.

Aiuti ai nigeriani sono giunti anche da Londra che ha inviato una decina di esperti e un aereo spia Sentinel in grado di esplorare meticolosamente il terreno e di intercettare le comunicazioni radio e telefoniche. "Posso annunciare - ha detto il premier britannico David Cameron in Parlamento - che abbiamo offerto alla Nigeria ulteriore assistenza, con aerei da ricognizione ed un team militare che sarà inquadrato nell'esercito nigeriano nel loro quartier generale ed un team che lavorerà con gli esperti americani per analizzare le informazioni su dove si trovino le ragazze". Anche in questo caso nessun dettaglio sull'invio di unità di forze speciali dello Special Air Service o Special Boat Squadron chew hanno già operato in Nigeria contro Boko Haram e il cui impiego è auspicabile qualora Abuja decidesse di autorizzare il blitz per liberare le ragazze.

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