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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 11:22.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 12:56.

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(LaPresse)(LaPresse)

Il secondo tempo del piano sul lavoro del governo Renzi sarà legge entro il 2014. L'auspicio è del ministro Giuliano Poletti che ha scandito il "timing" del ddl delega sul «Jobs act», che la prossima settimana, chiusa la tornata elettorale, riprenderà l'esame in commissione Lavoro del Senato.

I tempi del governo
«Credo che prima della sosta di agosto il ddl delega sul lavoro sarà licenziato dal Senato - ha detto Poletti - e l'approvazione definitiva ci sarà entro fine anno». Gli obiettivi del ddl delega sono «semplificazione e chiarimento altrimenti si finisce davanti a un magistrato per ogni vertenza», ha aggiunto il ministro. Le nuove regole dovranno cambiare, con appositi decreti delegati successivi, ammortizzatori sociali, contratti e politiche attive, con la creazione di una Agenzia nazionale del lavoro così da passare a una logica più attiva di sostegno a chi crea lavoro.

Poletti: Consonanze nei titoli con le proposte di Confindustria sul lavoro
Confindustria ieri ha consegnato al ministro del Lavoro un documento con le proposte sul Jobs act: «Confindustria ha espresso una propria posizione - ha spiegato Poletti - Non abbiamo ancora approfondito il documento, ma per molte cose ci sono consonanze almeno nei titoli. Poi bisogna vedere se lo svolgimento dei titoli è simile».

Le critiche delle Regioni sulle politiche attive
Sul fronte invece delle politiche attive il ddl incassa le critiche delle regioni che in un documento consegnato al governo sostengono la necessità di affiancare l'Agenzia nazionale, con 21 agenzie regionali, che non abbiano ulteriori costi, «e che siano il braccio operativo e che rispondano al mercato del lavoro», spiegano gli enti territoriali. In tal modo vi sarebbe anche una maggiore coesione tra i servizi per la formazione e le politiche attive per il lavoro. L'Agenzia nazionale dovrebbe invece definire i livelli delle prestazioni, gli standard del personale, essere di supporto a situazioni localizzate (per esempio la vicenda attuale Electrolux), esercitare infine poteri sostitutivi se ci sono Agenzie regionali che non funzionano. Sugli altri punti del ddl delega le regioni non hanno posto paletti, esprimendosi a favore sia per il riordino degli ammortizzatori sociali sia sul fronte del riassetto delle forme contrattuali.

Sacconi: «Ora Statuto dei lavori e contratto a tempo indeterminato semplice»
Il ddl, come detto, riprenderà l'esame la settimana prossima in commissione Lavoro del Senato. E per il presidente della commissione, Maurizio Sacconi, «la legge delega sul lavoro sarà ora lo strumento idoneo per incoraggiare ancor più l'avvio di nuove imprese o l'ampliamento di quelle esistenti anche attraverso la regolazione semplice del contratto a tempo indeterminato, del modo con cui si avvia e di quello con cui può concludersi sia per ragioni oggettive che soggettive». Non si tratta di ipotizzare una sorta di contratto unico, ha spiegato Sacconi, «perché la vita reale ci insegna quanto variegato sia il tessuto produttivo e quante possono essere le modalità di un rapporto di lavoro affinché si produca».

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