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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2014 alle ore 10:41.
L'ultima modifica è del 30 maggio 2014 alle ore 08:27.

L'obiettivo è creare occupazione. E quindi serve andare avanti sulla riforma del mercato del lavoro: va semplificato il contratto a tempo indeterminato, vanno rimossi gli ostacoli che scoraggiano le assunzioni. E poi, intervenire sulla politiche attive. Ma sul tavolo non c'è solo ciò che si chiede al governo: anche le parti sociali devono rendere più moderne le relazioni industriali, per aumentare la produttività, puntando su una contrattazione aziendale virtuosa. Per favorire questo processo, ha ricordato Squinzi, sarebbe utile la detassazione fiscale e contributiva, anche nei casi in cui i premi di produttività nascono da una decisione autonoma dell'imprenditore.
E poi il fisco, una «malattia seria»: siamo al 68,5% del prelievo sugli utili secondo la Banca Mondiale, il cuneo fiscale sul lavoro è al 53%: «si lavora fino alla prima decade di settembre per pagare le tasse, avanti così e l'anno sarà finito prima di iniziare». Non solo: nella giungla degli adempimenti «vige la legge non scritta che solo chi è visibile e solvibile viene sottoposto ad accertamenti aggressivi e onerosi». Applausi.
Le imprese devono girare alla «velocità del mondo», abbiamo il grande patrimonio del made in Italy da far valere sui mercati. La grande occasione per farlo è l'Expo del 2015 a Milano. Ecco perchè secondo Squinzi «qualsiasi macchia che si faccia all'Expo non è grave, è imperdonabile perchè la si fa a danno dell'intero paese». Cita Tacito per affermare che nelle troppe leggi, nella una giungla normativa «prospera la corruzione». Serve legalità e trasparenza: «gli imprenditori vogliono essere cittadini con diritti e non sudditi in cerca di favori».
E Confindustria vuole essere protagonista: la riforma Pesenti con il nuovo statuto, che è stata approvata oggi pomeriggio in una giunta straordinaria e sarà ratificata in un'assemblea straordinaria il 19 giugno, affronta anche questo tema. C'è l'impegno a costruire «la cultura della trasparenza a tutti i livelli. Chi corrompe fa male al mercato e ai colleghi, queste persone non possono stare in Confindustria», ha scandito Squinzi tra il fragoroso applauso della platea. Quindi no ad un'alleanza perversa tra complicazione e corruzione.
Riforma in casa propria, riforme nel paese, per rendere l'Italia «più leggera, semplice trasparente». Un'Italia nuova, appunto. E Squinzi ha concluso sottolineando una convinzione profonda: che il paese funziona «grazie all'opera quotidiana di chi ha il senso del dovere, patrimonio indiscutibile della nostra natura di imprenditori».
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