Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 15:27.

My24
(Space24)(Space24)

Nel decreto ci sono misure urgenti, che riguardano diversi settori, dal cinema alla musica, al turismo. Siamo il primo Paese al mondo che prevede un incentivo per la digitalizzazione delle strutture ricettive. Abbiamo una grande arretratezza e si prevede un credito di imposta del 30 per cento per gli alberghi e le strutture ricettive che investiranno in digitalizzazione. Ce n'è un secondo per il recupero e ristrutturazione del patrimonio alberghiero. Sono anche questi primi passi.

Poi c'è il provvedimento dell'Art Bonus, che è stato ricordato. È un tema che voi avete affrontato negli Stati generali; il Sole 24 Ore ha condotto al riguardo delle battaglie. È stato tentato da vari Governi, ma c'è sempre stato il problema dei costi. Questa volta abbiamo previsto un incentivo che ci mette davanti, insieme alla Francia, a quasi tutti gli altri Paesi europei. Il 65 per cento di detrazione di imposta, come l'ecobonus, ma non in dieci anni come in quel caso, bensì in tre anni, è davvero un incentivo molto forte, anche perché non ha tetto massimo (quindi, vedremo quante minori entrate comporterà per lo Stato) e non ha limite minimo. Vale per 10 euro e vale per 10 milioni di euro; vale per i cittadini e vale per le imprese. Quindi, è un provvedimento molto forte, è già in vigore e non richiede regolamenti attuativi. La norma l'abbiamo scritta immediatamente applicativa, quindi se si dona immediatamente c'è questo vantaggio fiscale molto forte. Vorrei dirlo con chiarezza, non ci sono più alibi. C'è stato questo dibattito surreale tardo ideologico, che io ho cercato di rompere appena arrivato: il pubblico e il privato. Se addirittura abbiamo paura di un privato che fa un atto di mecenatismo, di liberalità, per il patrimonio pubblico, vuol dire che siamo in un altro mondo. Adesso quel tema non c'è più. Ci sono le regole, c'è una convenzione-tipo, c'è un incentivo fiscale più forte. Adesso aspetto i privati.

Sono stato ieri a visitare quello straordinario luogo che è la Domus Aurea, non solo nella parte che fu aperta ma anche nella parte che non lo è ancora. È una cosa inimmaginabile, di una bellezza straordinaria. Si pensi, essendo di fianco al Colosseo, a quello che può diventare quell'area. Alla Domus Aurea, tanto per capire, ci sono settanta operai che lavorano ogni giorno, che vanno avanti con il restauro; non è chiusa, è un cantiere vivo. C'è un cronoprogramma molto preciso che prevede la conclusione dei lavori e la riapertura in quattro anni. Il bene verrà riconsegnato al mondo. Questo costa 31 milioni di euro. Al momento lo Stato non li ha, o non li ha tutti. Ebbene, di fronte a un progetto che è sotto gli occhi di tutto il mondo, francamente mi aspetto che soprattutto le grandi imprese italiane sgomitino per offrirsi, per avere il beneficio fiscale dell'Art Bonus e per legare il proprio nome al recupero di una cosa che è patrimonio di tutto il mondo. Questo è quello che dovrebbe accadere ed è la prova di un'integrazione pubblico-privato. Concludo, perché voglio dire poche cose ed è inutile fare un elenco di cosa è stato fatto. Ripeto che sono i primi passi, c'è tanto da recuperare e c'è tanto da fare. Penso che uno dei temi, di cui si è parlato anche questa mattina, sia rompere un altro tabù, cioè l'introduzione di una cultura manageriale – chiamiamola così – che si affianchi – per carità di Dio, non è sostitutiva – alla tutela e alla cura scientifica che ci sono già nei nostri musei e che cerchi di capire che questo patrimonio straordinario che abbiamo, oltre a tutelarlo, possiamo anche valorizzarlo. Questo è quello che c'è scritto.

Ringraziandolo per le cose che ha detto, ho un punto di dissenso con il professore Emanuele: i nostri padri costituenti avevano davvero la vista molto lunga e nell'articolo 9, che io lascerei così, ci sono tutti e due i princìpi. Nel secondo comma c'è la tutela, ma nel primo comma ci sono la promozione e lo sviluppo della cultura, quindi la valorizzazione. Ci sono già le due cose insieme.

Per quale motivo noi dobbiamo infilarci in questo Paese in un dibattito per cui la tutela e la valorizzazione sarebbero in contrasto? Anzi, la tutela del nostro patrimonio culturale, del paesaggio e della bellezza è proprio la condizione per farlo fruttare – uso questo termine che non mi piace – per valorizzarlo e per farlo diventare anche un veicolo di crescita economica. Occorre tutelare la bellezza e l'integrità del patrimonio, che poi si mette a disposizione di un disegno di crescita, che non è in contrasto con la tutela.Tutti noi abbiamo un complesso per cui citiamo sempre il Louvre e la Francia, che sono un modello molto diverso. Infatti, noi abbiamo un patrimonio di musei e di siti archeologici diffuso. La Francia è un sistema molto centralizzato, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista del patrimonio.

Credo che dobbiamo difendere il nostro sistema in questa sua peculiarità. Quando si parla del Louvre come modello, occorre tener presente che al Louvre si fa ricerca, si fa tutela, si fa formazione, si fa conservazione, ma si fa anche marketing, e ci sono molte attività legate, che non danneggiano per nulla e che producono reddito, con il quale poi fanno la conservazione e la tutela.

Perché noi non possiamo far questo e non possiamo uscire da questo dibattito? Abbiamo iniziato a fare, anche in questo caso, dei piccoli passi. Nel decreto ci sono delle norme che consentiranno al sottoscritto, con atti amministrativi, di individuare forme di maggiore autonomia per i singoli musei e per i poli museali, per metterli in condizione di avere una maggiore responsabilizzazione e un maggior margine di libertà e di attività, come avviene per tutti i grandi musei del mondo.

Shopping24

Dai nostri archivi