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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 14:11.
L'ultima modifica è del 26 giugno 2014 alle ore 08:03.

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«Siamo molto felici di poterci confrontare, perché le regole si scrivono insieme». Ma «il Democratellum», la legge elettorale proposta dal Movimento 5 Stelle, «è gravemente deficitario sotto il profilo della governabilità, perché non si ottiene la maggioranza. Invece la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto». Lo ha detto il premier Matteo Renzi prendendo la parola all'incontro Pd-M5s sulla legge elettorale nella sala della terza commissione Esteri della Camera. Un incontro chiesto da Beppe Grillo lo scorso 15 giugno, con un'apertura a sorpresa sul blog.

Il premier e segretario del Pd, con una decisione presa all'ultimo minuto, ha deciso di partecipare in prima persona all'incontro con il M5S. Con lui il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, il capogruppo alla Camera Roberto Speranza e l'eurodeputata Alessandra Moretti. In campo per il M5s il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio più i capigruppo di Camera e Senato Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella e ancora il deputato Danilo Toninelli. Novità: le aperture di Di Maio, che ha dichiarato: «Noi non siamo né contro i doppi turni né contro i premi di maggioranza e possiamo discuterne». Ma Forza Italia frena: «L'accordo resta sull'Italicum e siamo pronti ad approvarlo al Senato nei tempi previsti», ha dichiarato Paolo Romani capogruppo di Fi al Senato.

Le cinque condizioni di Renzi
Renzi ha elencato le cinque condizioni per proseguire nel dialogo: «Il M5s è disponibile o meno a studiare un correttivo che consenta a chi vince di governare? Noi riteniamo che il Democratellum non garantisca questo. Non saremo mai d'accordo se non abbiamo la possibilità che chi arriva prima, al primo o secondo turno, vinca». Ed ancora: «Chiediamo per rispetto ai cittadini mai più inciuci né grandi intese. Se ci si deve mettere insieme bisogna dirlo prima».

Altra domanda posta da Renzi ai Cinque stelle: «Siamo dell'idea di rimpicciolire i collegi, ci state?». Inoltre: «Siete d'accordo sulla nostra proposta di affidare alla Corte costituzionale prima il giudizio sulla legge elettorale?». Ed infine: «Siete disponibili a ragionare di riforme costituzionali?». A seguire la chiosa: «È inutile rivederci se non ci date delle risposte a questi interrogativi». E l'assicurazione: «Entro venerdì prossimo» le proposte del Pd al M5S saranno pubblicate «sul sito del Pd».

Di Maio: ok riforme se rinvio scadenze emendamenti
«Siamo disponibili ad un tavolo delle riforme, se lei vuole e il Pd è disponibile, ma al Senato il termine per la presentazione degli emendamenti scade alle sei di stasera. Se non vogliamo prenderci in giro, si sposta il termine degli emendamenti», è stata la risposta di Luigi Di Maio sulle riforme. Renzi non ha accettato in prima battuta di riaprire i termini per la presentazione dei subemendamenti alle riforme («ma voi - ha detto - gli emendamenti li avete presentati o no? Benissimo e allora discuteremo dei nostri e dei vostri»). Ma alla fine il termine per il deposito dei subemendamenti è spostato dal pomeriggio di oggi a domattina alle 11.

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