Notizie ItaliaIl premier e i voti centristi
Il premier e i voti centristi
di Lina Palmerini | 14 gennaio 2015
Hanno più di cento voti. Centoquindici, o forse 118, che potrebbero anche salire di qualche decina. È la pattuglia dei centristi che ha numeri affatto trascurabili da giocare nella partita per il Colle. Soprattutto perchè offrono al premier garanzie che nè il Partito democratico nè Forza Italia sono in grado di dare. Non vogliono le urne, sostengono Matteo Renzi e il suo Governo. Quello dei centristi si presenta come un pacchetto sicuro per il premier.
Che potrà essere usato contro le trappole già innescate dalle correnti del suo partito e - specularmente - dal gruppo dei fittiani dentro Forza Italia. Sembra che Luca Lotti aggiorni il file dei numeri sul Colle costantemente. E su ogni candidatura possibile che viene esaminata da Palazzo Chigi, tenga il conto dei palesemente contro, palesemente a favore e dei franchi tiratori in ogni caso. Di certo questo lavoro di aggiornamento è meno stressante sul gruppo di voti centristi anche se prima erano uniti, poi si sono spaccati e ora, di nuovo, stanno cercando un coordinamento proprio per poter contare in questa partita del Quirinale. E soprattutto per scongiurare il rischio di caos e quindi l'eventualità di una legislatura che si interrompe. Il peggiore scenario in assoluto per loro anche perchè in caso di elezioni anticipate si voterebbe con il Consultellum, cioè con una soglia di sbarramento per i piccoli partiti fissata al 4 per cento. Tanto per essere chiari, l'emendamento fresco di accordo nella maggioranza - che accoglie le richieste centriste - ha abbassato la soglia al 3 per cento.
E forse nemmeno questa nuova soglia di sbarramento potrebbe bastare visti i sondaggi e la conseguente corsa di parlamentari verso nuovi approdi nei due principali partiti. Si rincorrono voci su chi - prima o poi - potrebbe passare nel Pd di Renzi o nel partito di Berlusconi. Di certo non con un Pd a guida dell'attuale minoranza di sinistra e di certo non in un centro-destra guidato da Fitto o da Salvini. Questo per dire che tra di loro, nonostante possibili passaggi da una parte o dell'altra, si ragiona comunque sull'asse Renzi-Berlusconi e, quindi, patto del Nazareno.
Altri due elementi che rendono questo pacchetto un “tesoretto” prezioso per il premier e la sua sfida sul Colle è che in ogni passaggio si sono dimostrati più filo-governativi di molti parlamentari del Pd o di Forza Italia. E con un'inclinazione specifica verso Renzi che con le sue riforme ha reso pienamente legittime le posizione politiche centriste. Basta guardare quanto le idee di Ichino siano riuscite a incidere sul Jobs act, molto più di quando Mario Monti era capo del Governo. Insomma, al premier hanno dimostrato un tasso di fiducia e fedeltà in tutti i passaggi certamente da una posizione di debolezza ma anche senza la mortificazione di dover rinnegare una identità politica viste le scelte di Renzi più “centriste” che di sinistra.
Vediamo il dettaglio dei numeri. Dopo la spaccatura in Scelta civica, l'Udc di Casini ha creato Area popolare con Ncd di Alfano e in totale, tra Camera e Senato, hanno 70 voti. Scelta civica ha 32 parlamentari ma insieme al gruppo Per l'Italia-Centro Democratico (13) arriva a 45. Altri 3 parlamentari dell'area Per l'Italia al Senato si stanno avvicinando al coordinamento tra Sc e Per l'Italia ufficializzato il 23 dicembre proprio per fare “massa” nel momento di scelte vitali come la legge elettorale. E come il Quirinale. Facendo la somma si tratta in totale di 115 voti, forse 118, ma c'è chi sta lavorando anche per attrarre altri voti tra i gruppi per le Autonomie. Anche se i numeri si fermassero a 118, avrebbero comunque un peso non trascurabile. Soprattutto se si pensa che Forza Italia ha 130 voti ma senza i 40 parlamentari fittiani scende a 90. Meno dei centristi. Il Pd arriva a 415 ma il numero dei franchi tiratori cambia di ora in ora.