L'elezione del nuovo presidente della Repubblica

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Priorità alle nuove istituzioni

Per esempio, rafforzando il parlamento o responsabilizzando le opposizione. In Italia, per ancora un po’ di tempo, sarà difficile ricorrere all’una o all’altra strategia. Ed è in questo contesto che dovrà agire il nuovo presidente della Repubblica. Accompagnare il rafforzamento necessario dell’esecutivo e, contemporaneamente, monitorarne le implicazioni costituzionali. Non deve fare il contro-canto al governo. Fino a quando l’Italia sarà una democrazia parlamentare, l’esecutivo dovrà avere una sola testa. Ma fino a quando la riforma parlamentare non si sarà assestata, il nuovo presidente dovrà supervisionarne il processo di istituzionalizzazione.

La terza sfida deriva dalle trasformazioni in corso nel sistema politico europeo. L’Unione Europea di oggi è molto diversa da quella precedente al Trattato di Maastricht del 1992. Certamente c’è ancora l’Unione sovranazionale del mercato unico. Tuttavia, in politiche cruciali (come quella economica e finanziaria) si è affermata un’impetuosa Unione intergovernativa, divenuta predominante con i Trattati approvati durante la crisi dell’euro. In questa Unione, i governi nazionali hanno il controllo del processo decisionale. Tuttavia la capacità di influenza dei singoli governi nazionali dipende anche dalla forza o debolezza del loro rispettivo sistema statale. Se nel passato l’Italia poteva sopperire alla propria debolezza governativa ricorrendo alla protezione della Commissione o del Parlamento europeo, oggi questo non è più possibile. E soprattutto non è più possibile nascondere la debolezza del proprio stato dietro la retorica dell’integrazione europea. Siccome a Bruxelles si prendono decisioni cruciali (come approvare o meno la legge di stabilità di un paese), esserci con un governo sostenuto da uno stato autorevole è assolutamente necessario. Per questo motivo, il nuovo presidente della Repubblica dovrà aiutare il governo nella sua azione di promozione dei nostri interessi legittimi, senza tuttavia offuscarne la preminenza.

A ben vedere queste sono state le principali sfide che il presidente Napolitano ha dovuto affrontare, in particolare nel suo secondo mandato. E lo ha fatto con l’intelligenza realistica che gli è propria. Ha decisamente sostenuto la scelta del governo Renzi di trasformarsi nel promotore della riforma istituzionale, moderando i suoi oppositori nel parlamento. Ha svolto un ruolo importante nel supervisionare la formazione e il funzionamento degli ultimi tre governi, mostrando come l’esperienza può servire l'innovazione. E, infine, ha aiutato sistematicamente i governi italiani nella loro azione in Europa, mostrando la coesione e l’autorevolezza del nostro sistema democratico. Il nuovo presidente della Repubblica potrà dunque fare affidamento sull’esperienza di Giorgio Napolitano per misurarsi con sfide che richiederanno comunque scelte imprevedibili.

sfabbrini@luiss.it

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