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Mattarella vede Napolitano. «Mi ha fatto gli auguri per il…

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la Mattinata del neo presidente

Mattarella vede Napolitano. «Mi ha fatto gli auguri per il mandato»

Il saluto tra Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella (Ansa)
Il saluto tra Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella (Ansa)

Basso profilo e understatement per la prima giornata da capo dello Stato di Sergio Mattarella. Come da abitudine, il giudice costituzionale da ieri presidente della Repubblica ha raggiunto la chiesa dei Santi Apostoli, in centro a Roma, per partecipare alla messa. Al termine, Mattarella è tornato a piedi alla foresteria della Consulta, lasciando parcheggiata la Panda con la quale si è spostato in questi giorni per rispettare il blocco del traffico della Capitale.

Una affettuosa telefonata con Ciampi, poi la visita a Napolitano
Poi una lunga e affettuosa telefonata al predecessore Carlo Azeglio Ciampi: «Sono grato per tutto quello che hai fatto per il Paese. Tu puoi capire bene quali siano le mie preoccupazioni», ha detto Mattarella. Poi è andato a casa del suo predecessore, Giorgio Napolitano. «Ho ringraziato il presidente Napolitano per quanto ha fatto in questi anni. Lui mi ha fatto gli auguri per il mio mandato», ha dichiarato a termine del colloquio.

A messa benedizione speciale, poi “selfie” con le suore
Nel corso della messa, il celebrante al momento dell'omelia ha invitato i fedeli a pregare «per il neoeletto Presidente e per chi è chiamato a svolgere un ruolo nell' amministrazione affinché le sue scelte pongano al centro la dignità della persona, dei poveri e degli umili». Un cenno esplicito all'elezione anche nella benedizione finale, impartita «sul Paese, su chi ci Governa e su chi è chiamato ad assumere responsabilità». Tocco renziano al termine della funzione, quando Mattarella è stato avvicinato da tre suore che gli hanno chiesto un selfie. Dopo lo scatto, Mattarella ha chiesto alle religiose una preghiera «affinché' io sia uno strumento al servizio del Paese».

Ieri l’elezione a un soffio dal quorum dei 2/3
Ieri, la sua elezione al Colle è arrivata al quarto scrutinio, con 665 voti favorevoli - solo 8 v/oti sotto il quorum dei 2/3 della maggioranza dei 1009 grandi elettori. Alle 12,59, un fragoroso applauso ha sosso l'emiciclo di Montecitorio: deputati, senatori e delegati regionali hanno salutto la conta, da parte della presidente della Camera Laura Boldrini, del voto favorevole n. 505, pari al quorum richiesto per la maggioranza assoluta. È la vittoria del premier e segretario dem Matteo Renzi, che sul nome di Mattarella ha compattato il partito e spaccato il centrodestra. «Buon lavoro, Presidente Mattarella! Viva l'Italia», il suo tweet a risultato acquisito.

Subito una visita alle Fosse Ardeatine, martedì il giuramento
«Il mio pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini», ha detto il neo presidente della Repubblica al momento della comunicazione ufficiale dei risultati da parte dei vertici di Camera e Senato. Poche ore dopo, la sua prima visita alle Fosse Ardeatine. Il giuramento e l'insediamento sono in programma martedì prossimo alle 10 con un discorso alle Camere riunite in seduta comune. Poi inizierà il settennato del successore di Giorgio Napolitano sul Colle.

Il colpo di genio del premier
Il premier è dunque riuscito a compattare la maggioranza e soprattutto a inviare un segnale a chi - soprattutto a livello internazionale - guardava all'elezione del presidente della Repubblica come un nuovo caso europeo dopo la Grecia. Un colpo di genio, l'idea di candidare Mattarella, come viene riconosciuto a Renzi anche dalla minoranza interna: mossa che in in un colpo solo permette di ricompattare un partito che nelle ultime settimane faceva registrare inquietanti scricchiolii; riaprire il dialogo con le altre - rispetto a Forza Italia - opposizioni parlamentari; disinnescare il Patto del Nazareno, inteso come arma in mano ai suoi detrattori; rafforzare ancora di più le riforme in itinere. Nei 665 voti raccolti da Mattarella per salire al Colle convergono le preferenze annunciate di Pd, Sel e Ncd, Scelta civica Per l'Italia, Centro democratico, Popolari di Mario Mauro e Autonomie. 105 le schede bianche.

M5S compatto ma ancora fuori dei giochi
Il M5S ha insistito ancora una volta nel voler rimanere fuori dai giochi per l'elezione del Capo dello Stato. Una decisione «imposta da Renzi che non ha voluto condividere un candidato con noi», si lamentano i Cinque Stelle orgogliosi però della loro ritrovata unità. Compatti comunque i loro voti sul candidato di bandiera, Ferdinando Imposimato: 127 sui 128 che compongono il gruppo di grandi elettori M5s. Per il resto gli ex M5S confermato il voto a Rodotà (17 voti), mentre Fratelli d'Italia con la Lega hanno puntato su Vittorio Feltri che ha totalizzato 46 voti.

Le faide interne al centrodestra, resa dei conti in FI
Il risultato del quarto scrutinio ha scatenato le faide interne al centrodestra. In particolare in Forza Italia è guerra aperta tra correnti, tra berlusconiani duri e puri e frondisti “fittiani”, l'ex governatore della Puglia Raffaele Fitto, da sempre critico sulla linea seguita dall'ex Cavaliere sull'elezione del presidente. Alla vigilia del voto di ieri l'ordine di scuderia per gli azzurri era di votare scheda bianca ma alla fine, su 148 grandi elettori (143 di Fi, più cinque del gruppo di Gal) solo 105 pare si siano attenuti alla disciplina di partito. A Mattarella sarebbero dunque andati i voti (segreti) di almeno 40 grandi elettori di Forza Italia, ribattezzati «franchi sostenitori» azzurri che, ignorando le direttive del vertice si sono schierati per io candidato Pd. Persino l'ex alleato leghista Roberto Calderoli ha affondato la lama: «Quelli di Forza Italia si sono fregati da soli».

Aria di crisi in casa Ncd
Ripercussioni anche in casa Area popolare (Ncd-Udc). Alfano, dopo l'annuncio della candidatura di Mattarella da parte di Matteo Renzi, prima ha bocciato il metodo seguito dal premier-segretario Pd, contestandogli la unilateralità della decisione sull'ex ministro, presa senza alcuna consultazione con gli alleati di governo. A seguire, la decisione di votare scheda bianca nelle prime votazioni, in sintonia con Forza Italia. Infine, dopo l'appello di ieri di Renzi, la convergenza su Mattarella. Una parte dei grandi elettori non ha capito la mossa ma si è comunque adeguato, e i parlamentari centristi hanno finito con il votare abbastanza compatti l'ex Dc. Alfano pur scindendo le questioni Quirinale e governo, ha annunciato comunque l'avvio di una riflessione, ma il risultato finale dello scrutinio ha spaccato il partito alleato di governo del Pd: il capogruppo Sacconi ha annunciato le dimissioni dall'incarico, dimissionaria anche la portavoce Barbara Saltamartini.

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