ISTANBUL – La crisi della Grecia e dell’eurozona atterra sul tavolo del G-20 e non è un atterraggio morbido. Nelle stesse ore in cui i ministri finanziari e i governatori dei grandi Paesi industriali e delle maggiori economie emergenti stanno arrivando a Istanbul, il primo ministro greco Alexis Tsipras presenta ad Atene il suo programma di Governo con il quale andrà a confrontarsi questa settimana con i partner europei, in incontri che potrebbero rivelarsi decisivi per il futuro della Grecia e dell’Unione monetaria. La questione finirà per occupare inevitabilmente il G-20, fin dalla cena di lavoro di lunedì sera, dove è in menu l'esame della situazione economica mondiale.
La Grecia e l’Eurozona sono uno dei principali fattori di incertezza per il quadro globale, ha detto il viceministro delle Finanze cinese Zhu Guangyao alla conferenza dei banchieri internazionali radunati dall'Institute of International Finance: “Non è chiaro come gli europei intendano procedere”. Una fonte del Tesoro degli Stati Uniti ha sottolineato alla vigilia degli incontri la necessità che la Grecia e gli altri Paesi europei trovino un compromesso. La posizione americana, secondo questa fonte, e come del resto era stato indicato nei giorni scorsi anche dal presidente Barack Obama, è che ci sono limiti all’austerità che può essere imposta al popolo greco. Gli interventi Usa nelle questioni europee peraltro sono malvisti dagli europei stessi fin dall'inizio della crisi dell'eurozona.
Da parte americana, ma anche da parte dell'Fmi, che ha in corso un prestito quadriennale alla Grecia che scadrà all’inizio del 2016, si vorrebbe maggiore insistenza sulle riforme strutturali che sull’austerità fiscale, dato che comunque Atene è finora riuscita a ottenere un surplus primario dei conti pubblici (al netto del pagamento degli interessi sul debito), ma ha invece fallito nel lanciare riforme che, tra l'altro, consentirebbero di arginare l’evasione fiscale e la corruzione.
A Istanbul americani, cinesi e altri solleveranno il possibile impatto delle difficoltà dell’Europa, anche in termini di crescita insufficiente, sull’economia e la stabilità finanziaria globale. “C'è il rischio – ha detto alla vigilia del G-20 il direttore del Fondo monetario Christine Lagarde – che l’area dell’euro e il Giappone restino intrappolati in una zona oscura di bassa crescita e bassa inflazione per un periodo prolungato”. Questo può sfociare in un pericolo di recessione e deflazione, ha detto la signora Lagarde, che introdurrà i lavori presentando lo scenario economico sulla base delle recenti previsioni del Fondo, che hanno tagliato la crescita globale a 3,5 e 3,7% per quest'anno e il prossimo, nonostante il calo del prezzo del petrolio e la ripresa più forte del previsto negli Usa. L'economia mondiale non può volare “con un motore solo”, l’economia americana, ha detto nei giorni scorsi il segretario al Tesoro Jack Lew, il quale, secondo la fonte americana, ripeterà a Istanbul il messaggio che il G-20 deve mantenere i suoi impegni a fare di più per la crescita, che ha bisogno di maggiore domanda.
Nel documento che fa da base alla discussione di Istanbul, l'Fmi nota peraltro con soddisfazione il recente annuncio della Banca centrale europea di un piano di acquisti di titoli, iniziativa, che, secondo un partecipante europeo agli incontri preparatori dei “deputies” nella capitale turca, è stata generalmente apprezzata. “Il quantitative easing europeo – ha detto il governatore della Banca centrale brasiliana, Alexandre Tombini, all’Iif – darà più tempo ai Paesi emergenti per adeguarsi, in quanto prolungherà la fase di liquidità abbondante”. All’attenzione degli emergenti, hanno sottolineato sia Tombini sia Zhu, c’è però anche la preoccupazione che il prossimo aumento dei tassi d'interessi da parte della Fed, e la mancanza di sincronia fra le politiche monetarie delle grandi aree, possano creare turbolenza sui mercati.
Comincia a trapelare anche da parte americana qualche dubbio sul fatto che la crescita altrui, soprattutto di Europa e Giappone, le cui valute si sono deprezzate in modo aggressivo nei confronti del dollaro negli ultimi mesi, possa avvenire a scapito degli Usa. Nell’industria americana, dove hanno cominciato a emergere i primi effetti negativi del dollaro forte sugli utili delle società, il disagio è in aumento e si riflette in pressioni sull’amministrazione. Non è detto però che il G-20 si discosti dalla formula precedente dell’impegno a evitare “svalutazioni competitive”.
Il problema del rilancio della crescita resta al centro dell’attività del G-20. Il vertice dei capi di Stato e di Governo del novembre scorso ha lanciato il “piano d’azione di Brisbane”, che ha dettagliato oltre mille misure di riforma grazie alle quali, se messe in atto, l’economia mondiale può crescere di oltre 2mila miliardi di dollari in più, pari a un 2% di crescita addizionale del Pil mondiale, nell’arco dei prossimi quattro anni, come ha ricordato la signora Lagarde nei giorni scorsi. La presidenza di turno della Turchia vorrebbe però individuare un nucleo ristretto di iniziative (5-10 per Paese) in modo da poterne monitorare più facilmente la realizzazione.
© Riproduzione riservata