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Per Renzi Expo risposta ai «gufi». E nel discorso…

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un successo, ma i problemi incalzano

Per Renzi Expo risposta ai «gufi». E nel discorso «dimentica» Prodi

«Oggi inizia il domani dell'Italia. La pagina più bella di questo Paese la dobbiamo ancora scrivere e la scriveremo tutti insieme, forti del vertiginoso passato che abbiamo davanti. Siamo un grande Paese, abbiamo una grande forza, un grande ruolo. Basta piangersi addosso, come vorrebbero i professionisti del non ce la farete mai. Cari professionisti del non ce la farete mai, questa è la nostra risposta». E ancora: «Oggi è come se l'Italia abbracciasse il mondo. E il mondo abbraccia l'Italia, assaggia l'Italia».

Expo occasione e sfida per l’Italia migliore
È la retorica renziana del futuro e della speranza, è la retorica renziana contro i “gufi” sparsi in tutte le professioni che rimandano un'immagine negativa del nostro Paese. Alla fine, sia pure tra i ritardi e tra le tegole giudiziarie, l'Expo di Milano dedicato al cibo e alla nutrizione è partito bene, e il giovane premier ha certo motivo di spargere entusiasmo e di esserne orgoglioso nonostante le brutte immagini delle devastazioni in centro da parte degli “antagonisti”. L'Italia e la città di Milano saranno in “vetrina” per i prossimi sei mesi, e molto ci dirà l'Expo sulla possibilità che il nostro Paese inverta il declino. Non tanto per il miliardo di euro di investimenti nell'Expo che si attendono dai Paesi partecipanti o per i due miliardi di euro che si attendono dal turismo e non solo per il business to business fuori dall'esposizione che può dare alle nostre Pmi l'occasione di collegarsi alle grandi catene internazionali, ma appunto per l'effetto “vetrina” sul nostro made in Italy.

Vetrina per confermare la credibilità di palazzo Chigi
Una vetrina che non è solo economica, ma anche di credibilità della politica e delle istituzioni. È anche in questa chiave che va letta l'accelerazione impressa negli ultimi giorni di aprile all'Italicum, i cui articoli sono stati approvati in via definitiva dalla Camera a colpi di fiducia nonostante l'opposizione della parte più radicale del Pd (in 38 non hanno partecipato al voto). Perché la riforma della legge elettorale nella direzione della governabilità ha anche un valore economico, ed è un indice di credibilità agli occhi della comunità internazionale. Tra coloro i quali non hanno voluto dare la fiducia al governo sull'Italicum c'è anche l'ex premier Enrico Letta, che già nel secondo governo Prodi aveva lavorato alla soluzione Milano per l'edizione 2015 dell'esposizione universale.

Prodi “dimenticato”, l’ex premier irritato
Lo stesso Prodi nelle ultime settimane ha voluto prendere le distanze sia dall'Italicum sia dal progetto di partito a vocazione maggioritaria incarnato da Renzi, sottolineando a più riprese e con toni forti che questo Pd non è figlio del suo Ulivo. E allora non c'è da stupirsi se Renzi, nel suo discorso di inaugurazione dell'Expo, ha ringraziato genericamente «i presidenti del Consiglio che mi hanno preceduto», ed esplicitamente solo due personalità: l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti, che «ebbe l'intuizione dell'Expo dieci anni fa», e l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che «in questi nove anni è stato punto di riferimento istituzionale del progetto e ha saputo sostenere la città di Milano». Neanche una parola per ricordare l'impegno di Letta o di Prodi, che ha lasciato l'esposizione subito dopo il discorso del premier molto irritato e offeso, a quanto raccontano i suoi.

Bagno di folla in attesa di affrontare i problemi
Dopo il discorso inaugurale Renzi si è preso il suo bagno di folla, accompagnato dalla moglie Agnese e dalla figlia Ester, godendosi una giornata che si può definire positiva per il suo governo, al netto delle polemiche per i disordini in città. Anche perché il rientro a Roma non sarà del tutto lieve: sul fronte economico, nonostante le aspettative riposte sull'Expo, c'è da fare i conti con i dati ancora negativi sull'occupazione e soprattutto con la sentenza della Consulta che bocciando il blocco delle pensioni deciso dal governo Monti crea un buco di almeno cinque miliardi di euro che inghiotte l'annunciato “tesoretto” da utilizzare per il welfare. Sul fronte politico c'è ancora da superare lo scoglio del voto finale a scrutinio segreto sull'Italicum, lunedì sera, e soprattutto c'è da fare i conti con le conseguenze che può avere per il governo la frattura compiuta con la sinistra del Pd: senza una ricomposizione politica in Senato, dove i “dissidenti” interni raggiugono la cifra di 25-26 voti, potrebbe bloccarsi qualsiasi legge avvicinando le elezioni anticipate al di là delle intenzioni di Renzi. Qualche risposta sul modo in cui la comunità del Pd potrà proseguire insieme dopo la ferita dell'Italicum il segretario e premier comincerà a darla già domenica, chiudendo la festa nazionale dell'Unità a Bologna. Ma la sfida è notevole, tanto quanto quella che il governo dovrà affrontare nei prossimi mesi sul fronte economico.

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