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Sochi: tutto pronto per le Olimpiadi di Putin tra maxi investimenti e rischio terrorismo

(Reuters)(Reuters)

SOCHI - L'hanno fatta correre per 65mila km, come si addice al più grande Paese del mondo: a piedi, in aereo, in elicottero, su slitte trainate da renne e in treno. A bordo di un rompighiaccio, la fiaccola olimpica è stata perfino al Polo Nord e a 5.642 metri sul monte Elbrus e poi su, l'hanno lanciata - spenta, naturalmente - fino alla Stazione spaziale orbitante, come a dire che in qualche modo i confini della Russia arrivano fin là, così come vorrebbero estendersi tra i ghiacci. «Pochi Paesi - ha osservato orgoglioso Dmitrij Chernyshenko, presidente del Comitato organizzatore - sono in grado di mandare un rompighiaccio al Polo». Dopo un viaggio di quattro mesi, la fiamma sta per arrivare a destinazione, l'aspettano esattamente alle 20.14 di venerdì 7 febbraio. Benvenuta a Sochi.

Non sono Olimpiadi come le altre, queste. Forse mai l'intreccio tra evento sportivo e geopolitica è stato così stretto, mai i Giochi furono tanto legati a un nome solo. Vladimir Putin sembra considerarle l'eredità con cui raccontare al futuro quanto ha saputo compiere nella sua Russia, domando l'uomo e la natura così come i sovietici imbrigliavano i fiumi siberiani. Lo Zar ha voluto Sochi 2014 a ogni costo, sfidando i capricci del tempo e mobilitando "nel più grande cantiere del pianeta" il 2,5% del Prodotto interno lordo del Paese, senza garanzie di ritorno di un investimento che, in buona parte (si sospetta un terzo dei 51 miliardi di dollari spesi), non è neppure arrivato a destinazione.

All'aeroporto di Sochi un esercito di volontari, colorati e sorridenti, accoglie chi arriva con tre parole: queste sono Olimpiadi "bollenti", "fantastiche", "tue". Ma poiché l'inglese "cool" fresco/fantastico nella versione russa è reso con "zimnij", invernale, il gioco è fatto: sono i russi per primi a scherzare sulla coabitazione freddo-caldo che tante battute ha attirato sulla scelta di un luogo benedetto da un clima mite per gareggiare sugli sci. «Abbiamo voluto trasformare questa parte della Federazione russa in un resort da usare in qualunque stagione», dice Putin. In quale altro posto al mondo puoi sciare la mattina e andare in spiaggia al pomeriggio?

Tra mare e montagna, tra il Villaggio olimpico sulla costa che ospiterà le gare di pattinaggio e hockey e il Polo dello sci a Krasnaja Poljana ci sono 48 km, mezz'ora e 112 rubli (due euro e mezzo) a bordo della nuovissima ferrovia che da sola, con un totale di 8,7 miliardi, è costata quasi quanto le Olimpiadi di Vancouver 2010. È il pezzo più pregiato della collezione di infrastrutture che hanno trasformato la valle e il litorale di Sochi, un intreccio di cavalcavia e blocchi di case dove prima c'erano conifere e palme, e un frastuono di cicale. «Quando hanno iniziato a costruire - racconta un abitante della città - Sochi si è svuotata, la gente scappava dalla polvere, il rumore e gli ingorghi». Poi hanno cominciato a cambiare idea, in fondo ci sono stati anche cambiamenti positivi. Dal fronte della montagna, lo pensa anche Julia Vasileva, venuta qui addirittura da Vladivostok per gestire un complesso residenziale appena fuori da Krasnaja Poljana, Katerina Alpik. «Quando hanno detto che avrebbero costruito tutte quelle cose in così poco tempo, nessuno ci credeva - racconta - ci chiedevamo come avrebbero fatto». D'improvviso il quadro si è completato, lo scenario olimpico ha preso forma. «All'inizio gli abitanti erano arrabbiati - dice Julia -, molti hanno paura dei cambiamenti. Poi tanti ci hanno ripensato: finalmente è più facile trovare un lavoro, senza che i giovani se ne debbano andare. A Krasnaja Poljana non ci voleva stare nessuno, non c'erano locali, modo di divertirsi...Ora è tutto più interessante».

In realtà il quadro è pieno di ombre. Storie di case rase al suolo per far passare la strada, di abitanti sfrattati e imbrogliati, di disastri ambientali, di abusi sulla manodopera degli immigrati. Dmitrij, venuto da Pjatigorsk per cercare lavoro, arrotonda facendo il tassista ma non si lascia andare a illusioni: «Il governo ha creato tutto questo, in un istante può anche decidere di lasciar crollare tutto».

Eppure Julia è sicura che tra due o tre anni si comincerà a vedere anche un effetto positivo delle Olimpiadi. «La gente, anche dall'estero, vorrà venire a vedere». Il governo, del resto, per Sochi ha già nuovi appuntamenti in programma: il G-8 della prossima estate, i Mondiali di calcio del 2018, il Gran Premio di Formula 1, che finalmente arriverà in Russia. E forse anche un casinò, un'idea di cui si è iniziato a parlare proprio in questi giorni. «Hanno scelto Sochi per rilanciarla come polo di eccellenza - spiega un osservatore italiano da lungo tempo residente in Russia -. L'idea è riqualificare la zona e renderla un punto di attrazione, innescando un circolo virtuoso. Aprendo la porta al turismo, con servizi di standard europei a prezzi accessibili».

Il tutto in un punto cruciale del Paese: a pochi passi dalla Georgia e dall'Abkhazia che Mosca considera indipendente, a poche valli dal Caucaso della rivolta islamica. Mentre seguendo la costa del Mar Nero verso Nord si arriva a Sebastopoli e in Crimea, la parte di Ucraina più fedele a Mosca: in questo momento di gravissima crisi, è proprio in questo scacchiere che i russi vogliono ribadire la loro presenza qui, questa è roba loro. E il rischio di un attentato? «Ricordati - continua la nostra fonte - i russi non si fanno intimidire. Non subordinerebbero mai i loro piani alla minaccia terroristica».

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