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Facebook sotto accusa. Un uomo rivendica l'84% della proprietà. E il giudice blocca la vendita di asset

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 15:25.

L'azienda Facebook dovrà restare con le mani legate. La società che gestisce il popolare social network – che conta oltre 500 milioni di iscritti nel mondo e ha un valore stimato tra i 35 e i 40 miilardi di dollari – non potrà, infatti, disporre il trasferimento di beni o asset fino a nuova decisione. Lo ha stabilito Thomas Brown, il giudice di New York che ha imposto un ordine restrittivo provvisorio. Il motivo? Facebook deve difendersi da una causa intentata da un cittadino di New York che rivendica l'84% delle quote della società.

La causa (leggi qui il documento originale) è partita ufficialmente il 30 giugno quando Paul Ceglia ha dichiarato dinanzi alla sezione della Corte Suprema di New York di aver firmato un contratto col cofondatore di Facebook Mark Elliot Zuckerberg il 28 aprile 2003 per sviluppare e progettare il sito web thefacebook.com. Il contratto – secondo quanto sostiene Ceglia – prevedeva il pagamento di una commissione di 1.000 dollari da parte di Ceglia in cambio di una partecipazione pari al 50% del progetto, a cui aggiungere una quota di interessi pari all'1% del giro d'affari, da calcolare per ogni giorno successivo al 1° gennaio 2004 e fino al completamento del progetto. Dato che il sito thefacebook.com è stato completato il 4 febbraio (34 giorni dopo), ecco come si arriva alla quota finale dell'84% reclamata da Ceglia.

Secondo l'accusa Zuckerberg ha trasferito i contenuti del sito originale TheFacebook.com prima nel dominio Facebook.com e successivamente nella società Facebook Inc, senza riconoscere a Ceglia quanto previsto nel cotratto del 2003. Intanto, paradossalmente, proprio attraverso Facebook sta prendendo piede un movimento contro il suo fondatore attraverso il gruppo Paul Ceglia vs Mark Zuckerberg.

L'attacco di Ceglia, però, presenta al momento alcuni elementi di incongruenza. Da una copia del contratto visionata dal Wall Street Journal si legge che il venditore (Zuckerberg, ndr) «ha avviato un progetto per offrire agli studenti dell'Università di Harward l'accesso a un sito simile a un annuario con funzionamento in tempo reale con il titolo provvisorio The Face Book». La data del contratto (28 aprile 2003) sembra contradditoria con quelle relative alla registrazione dei domini della galassia Facebook. È vero infatti che Zuckerberg ha realizzato Facemash, il predecessore di Facebook, tra ottobre e novembre 2003, ma è anche vero che non ha registrato il dominio thefacebook.com prima del gennaio 2004 (mentre il contratto in cui si cita TheFacebook.com risale al 28 aprile 2003).

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Le reazioni. Un portavoce di Facebook ha annunciato che «combatteremo vigorosamente questa causa» definendola «totalmente frivola». Mentre non ha rilasciato commenti Paul Argentieri, l'avvocato di Ceglia.

Ceglia sotto accusa. L'accusatore di Facebook, Ceglia, è però a sua volta nel mirino delle autorità giudiziarie. Nel 2009, infatti, il procuratore generale dello Stato di New York, Andrew M. Cuomo, lo ha accusato di aver frodato i clienti della sua azienda specializzata nella produzione di legno in pellet (un combustibile ricavato dalla segatura essiccata) per un importo complessivo (tra mancati rimborsi e consegne) di 200mila dollari.

I conti di Facebook. Secondo gli analisti Facebook ha un valore stimato tra i 35 e i 40 miliardi di dollari. Nel 2009, in base a quanto risulta da fonti note alla Reuters, Facebook ha riportato ricavi per circa 800 milioni di dollari e punta a superare il traguardo di 1 miliardo di fatturato nel 2010, dopo sei anni di attività.

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