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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 17:39.
Occhio a cosa scrivi su Facebook, consiglia l'amico scaltro prima di un colloquio di lavoro. Controlla il tuo nome su Google, insomma, attenzione all'identità digitale e alla reputazione. Fin qui nulla di nuovo. Nell'era dell'ipercondivisione in rete c'è chi è felice di sentirsi dire "che belle le foto delle vacanze che hai postato ieri" e chi invece avverte un brivido lungo la schiena. Con un minimo di attenzione (e frequente aggiornamento) si possono impostare diversi profili di privacy.
Ci sono invece una serie di tecnologie che nessuno conosce eppure sono in grado di stratificare la popolazione online in nicchie di clienti profilati al meglio per le offerte commerciali. Il Wall Street Journal dedica all'argomento una lunga inchiesta concentrata su un'azienda chiamata [x+1] che da un singolo click sul web è in grado di dire preferenze, gusti, residenza e stato sociale della persona di fronte al monitor. Quasi tutto tranne il nome. Il quotidiano finanziario dice che ci sono diverse aziende che offrono servizi di questo tipo, tanto che «internet sta diventando un luogo dove l'anonimato è soltanto nel nome».
[x+1] è nata intorno al 1999, poi ci furono diversi rallentamenti, l'azienda cambiò nome tre volte e sei il volte il ceo, ma nel 2008 ha vissuto un boom di interesse. Oggi i clienti pagano dai 30mila ai 200mila dollari al mese per la sua tecnologia.
In teoria questo genere di servizi fanno sì che sullo stesso sito vengano offerti prezzi diversi in base allo status della persona. La legge americana proibisce discriminazioni di questo tipo, ma nel caso di Capital One, società di servizi finanziari che modula la sua offerta di carte di credito sulla base delle informazioni personali ricevute dalle tecnologie di [x+1], il portavoce spiega al Wsj che tutto viene fatto nella legalità. Si tratta solo di offerte, nessun obbligo: la scelta sta comunque al cliente.
Come funziona? Quando si accede alla sezione delle carte di credito nel sito di Capital One, [x+1] fa una scansione immediata delle informazioni che passano dal computer alla pagine web: migliaia di righe di codice contenenti informazioni personali. Per alcuni clienti, non Capital One, è in grado di dire anche la storia di navigazione dell'utente. Con queste informazioni gli utenti vengono poi classificati in 66 gruppi demografici. In un quinto di secondo vengono eseguite tutte le operazioni e al cliente viene offerta la carta di credito più adeguata. Secondo le prove fatte dal Wsj la tecnologia funziona in modo piuttosto efficace.