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La pubblicità online cerca la maturità. Il "web guy" Anderson: semplicità e design

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 16:53.

Le parole sono importanti. Chris Anderson, direttore di Wired, lo sa e all'inizio del suo intervento sul palco dello Iab forum, che ha preso oggi il via a Milano, chiede scusa alla folta platea per la copertina che tanto ha fatto discutere quest'estate con il provocatorio titolo "Il web è morto". Il guru americano, autore di best seller per gli appassionati di internet come "Long tail" e "Free", sottolinea, con il sorriso, come il titolo continuasse nelle pagine della rivista con "long live the internet", lunga vita a internet.

Il web, insomma, non è internet. E' nato con Tim Berners-Lee diverso tempo dopo. Il punto è che buona parte dello sviluppo recente dei servizi basati su internet escono dal web. Anderson parla dell'ecosistema di applicazioni spinto dall'arrivo dell'iPhone. «Il successo del telefono di Apple è legato all'interfaccia studiata apposta per il device, che ha reso l'esperienza dell'utente bella e semplice - ha detto Anderson -. Ma soprattutto ha creato un mondo invisibile a Google. E' per questo che Mountain View ha sviluppato la piattaforma Android».

Nella porzione di universo digitale che sfugge a Google ci sono le mail, le chiamate in voip con Skype, l'utilizzo di Xbox live di Microsoft e l'iPad. I video in streaming attraverso Netflix, ma questo è un fenomeno soprattutto statunitense. «C'è una tendenza alla chiusura delle piattaforme, per la verità anche all'interno del web. Per entrare in Facebook è necessaria la registrazione. E' un mondo chiuso. Io sono un "web guy", spero che la situazione cambi e si torni all'apertura».

C'è poi il capitolo tablet, rappresentato dal successo dell'iPad e dall'arrivo di nuove piattaforme, Android in testa. «L'iPhone ha fatto capire all'industria che esiste un ricco mercato delle applicazioni, il Kindle di Amazon ha dimostrato che le persone possono leggere su supporti diversi dalla carta, questo mentre sempre più risorse si spostano dal desktop alla "nuvola" e arrivano all'utente via internet, decretando il successo di nuovi terminali leggeri e nati per fare browsing e scaricare apps» ha proseguito.

Un'opportunità anche per l'editoria. «Permette di combinare al meglio i contenuti - ha detto Anderson sulla base dell'esperienza di Wired su iPad - la gente vuole semplicità, contenuti immersivi e un bel design. A queste condizioni sono disposti a pagare. ll punto di equilibrio, nel caso della testata americana, secondo Anderson è di 1,99 dollari per copia digitale.

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Quanto all'Italia, nell'intervento introduttivo Roberto Binaghi, neopresidente di Iab Italia e vicedirettore generale di Manzoni, ha detto che secondo alcune stime in Italia i tablet venduti dovrebbero essere circa 300mila entro Natale. La gente spende sempre più tempo online, ma dalla divisione della torta pubblicitaria non si direbbe. «Non siamo ancora riusciti a spiegare correttamente al nostro mercato, che viene da un'altra cultura, le potenzialità del mezzo - spiega al Sole24ore.com - Oggi il web non è più una nicchia. Non è un argomento specialistico, fa parte della totalità. E' un percorso fisiologico che in Italia procede più lentamente che in altri Paesi. Dobbiamo rassicurare il mercato sulle metriche. Per indole inseguiamo il nuovo, ma è anche il momento di stabilizzare l'esistente per far capire che valiamo più di quanto siamo percepiti».

In Italia nel 2010, come anticipato dal Sole 24 Ore in edicola, la pubblicità online crescerà del 15%, contro un + 3,2% complessivo, raggiungendo il valore di un miliardo di euro. L'11% del mercato. Binaghi ha spiegato che l'80% della raccolta degli spot online fanno capo a una piccolissima fetta di clienti, appena l'8%. Quanto all'editoria «i maggiori gruppi stanno andando molto bene, con risultati interessanti nel medio periodo. La pubblicità online continuerà a crescere. Poi c'è la sfida del pay sui supporti mobili e i tablet. Le prospettive, anche qui, sono buone perchè tutti si stanno muovendo. Ci vuole una formula giusta per calibrare pagamento e pubblicità».

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