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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 19:06.
È roccioso e ricoperto da nubi di vapore d'acqua e polvere. Il suo nome è GJ 1214 b e non fa parte del nostro Sistema solare, ma ruota attorno a una piccola stella a 40 anni luce da noi. È una "super-Terra", ossia un pianeta di dimensioni e massa simile al nostro. Una vecchia conoscenza, nel campo dei pianeti extrasolari, di cui oggi conosciamo oltre 500 esemplari, perché è stato scoperto fra i primi, nel 1999. Quel che da oggi lo rende letteralmente unico è che sappiamo tutto, o quasi, sulla sua atmosfera, ed è la prima volta che si è in grado di osservarla attorno a una super-Terra, un risultato veramente rilevante.
La scoperta se la aggiudicano, dopo un paio di anni di duro lavoro di osservazione e analisi dati, due ricercatori statunitensi e un tedesco, un piccolo gruppo di ricerca che pubblica un articolo in uscita nel numero di questa settimana della rivista scientifica Nature, una fra le più accreditate a livello internazionale.
Le osservazioni sono state eseguite con i telescopi europei VLT, con specchi di otto metri di diametro, posti nel sito di Cerro Paranal nelle Ande cilene a 3000 metri circa, uno dei posti migliori del mondo per osservare il cielo e per ospitare i telescopi più grandi e perfezionati al mondo, un vanto della tecnologia europea. Solo questi, infatti, potevano riuscire nella delicatissima misura necessaria per determinare la presenza o meno di atmosfera e la sua composizione nel caso, particolarmente fortunato, di questo pianeta.
GJ1214b è simile alla Terra, ma fino a un certo punto. Super-Terra vuol dire, infatti, che ha un diametro 2.5 volte maggiore di quello del nostro Pianeta, quindi circa 3.5 milioni di chilometri, e una massa 6.5 volte più grande, il che significa che chi pesa 50 chili su quel pianeta ne peserebbe 325. Ruota attorno ad una stella posta a 40 anni luce da noi, molto piccola e debole - 300 volte meno luminosa del Sole - e per girarle attorno impiega solo 38 ore, invece del nostro anno, dato che sta a soli due milioni di chilometri di distanza, invece che a 150 come noi. È quindi molto caldo e certamente inospitale, ma comunque molto interessante, dato che è paragonabile alla Terra, nei limiti che abbiamo detto.
Per compiere questa scoperta gli astrofisici hanno usato un metodo piuttosto semplice concettualmente. Prima hanno misurato la luce della stella quando il pianeta era invisibile, poi l'hanno confrontata con quella che ottenevano quando il pianeta, in una sorta di mini eclissi, transitava fra noi e la stella madre. La differenza è ovviamente dovuta al contributo, se esiste, dei raggi di luce che passano attraverso la sottilissima pellicola dell'atmosfera del pianeta, come un raggio di sole che passa attraverso un vetro colorato. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ma ci sono riusciti e hanno segnato un passo importante, che ora andrà confermato e migliorato.