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Tecnologie Social Network

Imprese italiane e social media: un terzo li usa, ma non troppo bene

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 21:19.

Facebook, Twitter e blog sono entrati nel "day by day" delle attività aziendali ma non sono ancora fenomeni radicati nelle imprese italiane e non sono ancora quindi visti come strumenti strategici di supporto al business. Questo il messaggio, in estrema sintesi, che emerge da uno studio condotto fra maggio e novembre 2010 dall'Università Iulm di Milano, che ha censito i comportamenti e le attitudini all'utilizzo del Web 2.0 di 720 aziende di tutte le dimensioni attive sull'intero territorio nazionale e in sei diversi settori (moda, alimentare, sanitario, pubblica amministrazione, banche ed elettronico).

Il dato più significativo su cui riflettere riguarda il punteggio attribuito alle aziende oggetto di indagine (fra queste anche 120 fra comuni, provincie e regioni), un indice medio complessivo, denominato SocialMediAbility, che misura, secondo gli autori del rapporto, il livello di orientamento 2.0 delle imprese, le loro capacità di gestione degli strumenti sociale e l'efficacia delle azioni adottate. In altri termini un indicatore che riassume il livello di sviluppo delle attività di social media marketing messe in atto dalla singola azienda. Ebbene il dato in questione si è fermato a 0,79 in una scala da 1 a 10 e si va dall'1,75 delle aziende più grandi allo 0,16 di quelle più piccole. Lecito quindi dedurre che l'utilizzo dei social media in chiave business è oggi ancora lontano dall'essere un'attività strategica, anche nelle grandi organizzazioni. Le eccezioni sono poche e arrivano dal settore bancario, con WeBank che si merita 10 in tutti i parametri esaminati, e da quello pubblico, dove a farsi notare con buonissimi voti è il Comune di Torino. Se le eccellenze sono poche, il quadro generale della diffusione dei social media in azienda non è invece così disastroso, almeno secondo la fotografia scattata dallo Iulm. Che vede nello specifico

meno del 10% delle piccole aziende farne uso in modo sistemico, circa il 35% di quelle medie aver puntato su almeno un canale di comunicazione di questo tipo e il 58% di quelle di grandi dimensioni essere attive su uno o più siti. Solo il 32 % delle società esaminate utilizza Facebook, YouTube, Twitter e LinkedIn per diffondere la conoscenza del proprio brand e dei propri prodotti e solo il 17% di queste ha attivato un link sul proprio sito per la condivisione di documenti e informazioni attraverso una qualche rete sociale. Guardando al dettaglio dei singoli settori, la percentuale di aziende che ricorre in modo strutturato ai social media è buona nella pubblica amministrazione, nel comparto alimentare e soprattutto nel settore bancario, che vanta un 54% di organizzazioni attive, mentre valori più bassi si riscontrano nel mondo dell'elettronica (fermo al 14%) e in quella della sanità.

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Lo studio mette quindi in evidenza le principali motivazioni che spingono le aziende a non utilizzare i social media come strumenti di marketing: in ordine di peso queste sono la scarsa conoscenza delle opportunità strategiche offerte dagli strumenti del Web 2.0 (citata nel 58% dei casi), la scarsa conoscenza di come utilizzare concretamente questi canali (46%), la mancata accettazione interna dei servizi social (41%) e infine il timore di "perdere il controllo" della comunicazione (23,2%). In buona sostanza Facebook e Twitter li conoscono tutti o quasi – il primo è di gran lunga il più utilizzato (dal 35% del campione esaminato), seguito da LinkedIn e YouTube - ma negli uffici è ancora limitata la percezione che i social network possono rappresentare "asset" su cui puntare per aumentare la visibilità in Rete dei prodotti e dei servizi dell'azienda o per creare mirate community di clienti (sono le due voci più citate dagli intervistati per ciò che concerne le modalità d'uso dei nuovi media).

In futuro, e questa almeno in apparenza appare come un segno di maggiore attenzione alle nuove tecnologie, le cose dovrebbero però un po' cambiare. Lo studio dello Iulm ha infatti registrato come il 73% delle imprese oggetto di indagine sia propensa ad aumentare le competenze sugli strumenti di social network, anche per ciò che ne concerne il loro uso strategico per la comunicazione aziendale. In modo particolare il 20,1% delle aziende pensa di rafforzare la propria presenza su Facebook, il 16,3% su Twitter e You Tube, il 14,2% sui blog e il 4,2% sui forum. Per raggiungere i livelli degli altri Paesi europei di strada da fare ce n'è ancora parecchia se è vero che, come ha detto una recente ricerca di Idc, il 22% delle grandi organizzazioni europee estraggano già oggi, con strumenti avanzati di Web analitycs, preziosi "feedback" relativi ai propri clienti attraverso i social network più diffusi.

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