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Formare anche i «prof»

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 16:52.

Il processo di riforma dell'istruzione secondaria di secondo grado si accompagna a un accresciuto interesse per le tecnologie digitali, le lingue straniere e l'innovazione metodologico-didattica. Cifra di questa tendenza è l'avvicinamento della scuola alla società, ai tempi e ai ritmi di un mondo che sembra interessato da un'inarrestabile accelerazione. Per molto tempo, bisogna riconoscerlo, il gap tra la scuola e il mondo si è accentuato.

L'accelerazione ha interessato soprattutto i mezzi di trasmissione della conoscenza. Da qui deriva la necessità di spostare l'asse della didattica dai contenuti alle competenze; anche i saperi si inflazionano, meglio quindi puntare sulle abilità di costruzione del pensiero. È questa la svolta metacognitiva suggerita dai pedagogisti di fine secolo e resa attuale e necessaria dai continui progressi della scienza e della tecnica. In questo scenario, la formazione in servizio dei docenti diventa un imperativo al quale la scuola italiana non può più sottrarsi. Con un imponente sforzo economico, le iniziative di formazione si sono di recente moltiplicate, proprio per accompagnare la riforma con un cambiamento di mentalità e di prospettiva. I docenti hanno risposto con entusiasmo e grande senso di responsabilità, aderendo generosamente alle nostre iniziative.

In linea con questa tendenza si pone il progetto «Didattica della Comunicazione didattica», che ha inizialmente coinvolto un numero contenuto di scuole nel tentativo di introdurre i linguaggi digitali nei processi formativi. Le premesse sono tuttora valide. Il progetto si trasforma ora in un piano nazionale, esteso a un elevato numero di scuole. Si chiama «Logos»: la parola, la forza propulsiva del pensiero che crea.

Luciano Chiappetta è direttore generale per il personale scolastico del Miur

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