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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 17:08.
Non si definiscono startup del gadget, guai a considerarle come i piccoli dell'elettronica di consumo o peggio gli emergenti degli accessori per l'It. L'Eureka Park quest'anno al Consumer electronic show ha riunito poco più di un centinaio di giovani imprese da tutto il mondo. Merito di piattaforme di crowdfunding come Kickstarter o Indiego ma anche e soprattutto di nuovi mercati del commercio elettronico come Outgrow.me che stanno cominciando a commerciare i prodotti di queste startup.
Visti dall'alto sono mercati piccoli, piccolissimi, gli ultimi centimetri della coda lunga, soprattutto rispetto ai colossi che hanno occupato gli spazi del Ces. Le innovazioni e le tecnologie che esprimono non hanno alle spalle la ricerca e sviluppo di Sony o Samsung. Eppure, in qualche modo mostrano una vitalità e una furbizia nella concezione dei prodotti che i grandi forse hanno perso, condizionati dall'imperativo dei volumi di vendita.
Qualcuno a Las Vegas le ha paragonate addirittura a rock star, come il caso di Pebble la prima creatura di Kickstarter a lanciare la mania dell'orologio intelligente. Sono seguiti Cookoo, l'orologio a lancette che si collega ad iPhone, Metawatch (www.metawatch.org) come pure hanno seguito la scia Casio e Sony. Attimi da star li ha vissuti anche I'm, la startup finanziata da Ennio Doris che proprio a Las Vegas ha lanciato i'm Here, tecnicamente un Gps tracker, un dispositivo per geolocalizzare le persone studiato per i bambini e anziani.
La frontiera della «smart-qualcosa» non è nuova. È una declinazione pop dell'internet delle cose, rendere intelligenti gli oggetti significa connetterli a internet, dotarli di sensori per farli parlare tra loro. Un ruolo di piano tra queste startup è proprio giocato dal Quantified Self, dall'applicazioni di sensori e indicatori biometrici al corpo per misurare non solo e non tanto le performance ma anche indicatori della salute. Nicholas Langeveld di Affectiva ha studiato un software per misurare le emozioni. Rileva i movimenti dei muscoli del volto, i sorrisi e quando corrucciamo la fronte. Gli ingegneri di Affectiva lo vogliono impiegare per carpire le nostre reazioni quando guardiamo la pubblicità.
Erano partiti anche loro con un sensore da polso, simile a un orologio per misurare lo stress. Jonathan Hiller di Modular Robotic usa invece sensori diversi. La sua startup ha prodotto dei mattoni cubici e magnetici che possono essere combinati come lego. «Sono anche giochi per bambini», sorride ma connessi a internet possono diventare utili anche agli adulti, magari per costruire macchine dotate di videocamera per il controllo della casa. Sensori di movimento, schede grafiche, hardware open source e fotocamere sono diventati i componenti a basso prezzo con cui costruire gadget. Rappresentano un mercato piccolo ma in espansione. Ma soprattutto rilevano una creatività, una approccio artigianale alle tecnologie che ha grande respiro.
Come anche la filiera legata alle stampanti 3D, altra protagonista del Ces. Chris Norman è il Ceo di Kraftwurx. Sono texani concepiscono il business della manifattura 3d come una vera industria. «A differenza dei nostri concorrenti non ci limitiamo ad avere una comunità di mille, duemila persone che progettano insieme a noi prodotti - racconta -. La nostra ambizione è di dare vita a una digital factory presente in tutto il mondo e in grado di uscire dalla dimensione amatoriale che spesso viene evocata quando si parla di stampanti in 3D». In realtà Norman è in cerca di un partner industriale, un venture capital in grado di aiutarli a compiere un salto di qualità. «Non c'è nulla di male, anche noi siamo qui per capire se qualcuno è interessato alle nostre tecnologie».
Tommaso Occhipinti, è tra i rarissimi italiani che ha scelto di venire a Las Vegas. Veneto, ingegnere, è uno dei manager di Adaptica spin off dell'Università di Padova. Da tre anni è sul mercato con prodotti come 2Win, una macchina per l'oftalmologia destinata ai medici. «Studiamo tecnologie di base per migliorare sistemi ottici. In astronomia se ho un telescopio ho un problema di aberrazione atmosferica, ovvero vedo le stelle che si muovono. Noi vogliamo migliorare le prestazioni di questi strumenti non solo per gli astronomi ma anche per gli astrofili. Perché siamo qui a Las Vegas? Perché vorremmo trovare qualcuno che ci aiutasse a produrre un kit per astrofili. Magari un partner industriale. Possiamo essere interessanti». Già, perché no?
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