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Due insegnanti per una cattedra

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 16:53.

«La compresenza, cioè la presenza contemporanea in aula di due o più docenti di materie diverse, che interagiscono fra di loro e con gli studenti, è uno dei momenti più significativi dell'azione didattica». Maurizio Compagni, docente del Liceo Classico Scipione Maffei di Verona, scuola-polo del Piano nazionale «Logos – Didattica della comunicazione didattica», racconta: «La compresenza permette una pluralità di approcci, aiuta a dar conto della ricchezza dei contenuti, stimola la sintesi. Riconosce e usa la multimedialità e insieme ne favorisce una coscienza critica. Crea spazi di laboratorialità, in cui oltre alle conoscenze e alle abilità nelle varie materie è possibile giungere a competenze più complesse».

Un esempio? «Narrare per parole, narrare per immagini»: una compresenza fra greco, storia dell'arte e linguaggi non verbali e multimediali avviata nel liceo veronese. «Attraverso la lettura di passi di Omero – spiega Compagni – e l'analisi delle corrispondenti decorazioni vascolari, la ricerca, condotta anche attraverso la rete, ha fatto scoprire che in una cultura orale come quella omerica, la comunicazione sia a parole che a immagini rispondeva a un unico fine educativo (l'enciclopedia "tribale" di cui parlano gli studiosi) ed era informata dagli stessi criteri narrativi e compositivi, quali ad esempio la ripetizione e la paratassi».
Durante la compresenza greco-storia, inoltre, attraverso il confronto con la cultura omerica gli studenti sono giunti a riflettere anche sulle caratteristiche della comunicazione attuale. «La nostra esperienza – conclude Compagni – porta a concludere che la compresenza accresce la capacità comunicativa dei docenti e stimola la partecipazione interattiva e motivata degli studenti».

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