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Recitando si impara il greco (e non solo)

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 16:52.

Teatro greco e diritti umani. La rappresentazione scenica della tragedia di Eschilo "Le supplici" ha contribuito alla discussione sulla libertà a partire da una riflessione critica sulla Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo: è un percorso iniziato a novembre nelle aule del liceo Rinaldini di Ancona. Gli allievi prima hanno imparato a comprendere i testi in greco antico attraverso analisi dei documenti, confronti delle traduzioni, opere di riduzione e riscrittura drammaturgica. Un'occasione per intrecciare il tema della libertà ne "Le supplici" di Eschilo con discussioni sugli articoli nella Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948: dialoghi che hanno influenzato l'adattamento teatrale dei testi in greco antico.

L'istituto anconetano ha collaborato anche con l'Istituto nazionale dramma antico (Inda) di Siracusa. Gli studenti hanno aggiunto anche un laboratorio di scrittura creativa. Poi è iniziata la preparazione per salire sul palcoscenico. Hanno imparato a costruire la psicologia dei personaggi, integrandola con esperienze in laboratori di coreografia e danza. Gli alunni hanno partecipato come sceneggiatori, attori, componenti dei cori, tecnici di luci e suoni, scenografi e costumisti. «Hanno acquisito capacità e competenze relazionali, calandosi nei personaggi in modo da confrontarsi con l'altro», osserva Giulietta Breccia, dirigente scolastico del liceo Rinaldini e referente per il progetto «Logos - Didattica della comunicazione didattica».

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