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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2012 alle ore 13:23.

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Antonello RussoAntonello Russo

Quando è partito per l'estero?
Dopo aver conseguito la laurea in economia aziendale a Pisa nel febbraio 20005: un mese dopo sono partito per l'Inghilterra. L'idea iniziale era di imparare l'inglese e frequentare un master. Sono rimasto lì sei anni: ho lavorato in aziende americane dell'information technology, nel settore della sicurezza informatica. Ho iniziato dal telemarketing e poi, pian piano, sono riuscito a entrare nel dipartimento commerciale e ho ricoperto varie figure, fino ad account manger.

Come è stato assunto?
Ho pubblicato il mio curriculum su internet: mi sono iscritto a diversi siti web in Inghilterra. Poi, un'agenzia interinale ha visto che il mio profilo corrispondeva a una posizione che l'azienda ricercava e, dopo tre-quattro mesi, sono diventato dipendente a tempo indeterminato.

E adesso?
Ho terminato la collaborazione e sono alla ricerca di un'occupazione: sono tornato con questa azienda in Italia, ma poi ha deciso di tagliare nell'area della forza di vendita.

Come è stato il rientro?
Ho notato presto alcune differenze dopo sei anni vissuti all'estero: non c'è spirito di gruppo, anche in società americane, secondo la mia esperienza. Inoltre, ero abituato a un periodo di training formativo iniziale in azienda che in Italia non è avvenuto.

E per trovare un'altra occupazione?
I colloqui disponibili sono pochi e non sono facili: parlo quattro lingue correttamente, ma non è un elemento che mi sta aiutando in un questo periodo.

Cosa guardano nel curriculum?
Che si sia lavorato all'estero conta fino a un certo punto, ma non è apprezzato come secondo me dovrebbe essere. Alcune volte la conoscenza dell'inglese viene utilizzata forse per una scrematura iniziale di chi magari non lo parla o non ha contatti fuori dall'Italia, se richiesti nell'annuncio.

Che cosa ne pensa delle agevolazioni per il rientro dei cervelli?
Nel mio caso ha contato anche il fatto che potessi usufruire degli incentivi fiscali, ma non conosco nessuno che in questo momento rientra dall'estero soltanto per questo motivo. Contano anche una buona prospettiva di crescita e una buona offerta di lavoro.

Cosa sarebbe utile oltre gli incentivi fiscali?
Per esempio, il Comune di Milano sta portando avanti l'iniziativa di creare uno sportello unico non soltanto per italiani, ma anche per stranieri: quando arrivano qui non conoscono la lingua e devono affrontare una giungla burocratica.

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