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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 10:18.

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«Rientrare in Italia? Non adesso, grazie, almeno per ora continuo a fare la spola tra Bruxelles e Ginevra. Non è un problema di tasse, le pagherei volentieri nel mio paese, se ci fossero condizioni diverse. Tantopiù che anche in Belgio le imposte sono alte, e a Ginevra si pagano le tasse più alte di tutta la Svizzera». Andrea Gerosa, trentenne brianzolo che da sette anni vive all'estero, risponde così alle agevolazioni fiscali introdotte dal governo Monti per incentivare il rientro dei cervelli in fuga.

«In realtà non mi sento un "cervello", e non mi sento affatto "in fuga" - spiega -. Anzi, ho sempre avuto il desiderio di vivere all'estero e sentirmi europeo, pur restando molto legato alla Brianza. Quando sono partito dall'Italia, nel 2005, la crisi non c'era ancora, ma io volevo comunque vedere cose nuove, imparare le lingue, conoscere altri orizzonti».

È una storia, la sua, nella quale gioca un ruolo fondamentale l'iniziativa imprenditoriale. Cinque anni fa a Bruxelles, Andrea Gerosa ha fondato un think-tank (che oggi conta quindici dipendenti e due uffici) e negli ultimi tempi ha dato vita a una scuola per giovani imprenditori e ha fondato una società a Ginevra, oltre a uno spazio di coworking.

«Ho fatto la laurea breve in Economia alla Bocconi - racconta Andrea - e quando ero all'università facevo parte di un network di studenti con ambizioni imprenditoriali, "Junior Enterprise", che coinvolge circa 200 università europee e ha sede a Bruxelles. Nel 2004 mi sono candidato per andare a lavorare per questo network e nel 2005 mi sono trasferito in Belgio».

È in quegli anni, tra il 2005 e il 2006 che nasce l'idea di fondare "ThinkYoung". «Pensavamo a un centro di ricerca sulla questione giovanile in Europa, una realtà, insomma, che ancora non esisteva, perché la questione giovanile non era esplosa in tutta la sua drammaticità».

La società nasce a febbraio del 2007 come centro di ricerca. «All'inizio eravamo in tre - racconta l'imprenditore -: gestivamo, part time, un sito internet: una persona si occupava direttamente del sito, un'altra delle ricerche, mentre un terzo gestiva le relazioni esterne».
«Intanto, negli ultimi anni, le problematiche giovanili sono salite sempre più alla ribalta - continua Andrea -: tra i temi che abbiamo affrontato, attraverso ricerche quantitative e visuali, basate cioè su documentari, le relazioni tra Cina e Tibet, le elezioni in America, l'imprenditoria giovanile, la situazione nei Balcani».

«Oggi, alle ricerche quantitative e ai documentari, abbiamo associato anche progetti sul campo per aiutare realtà in crisi, come quella del Kosovo - precisa -: per i giovani kosovari, ad esempio, facciamo progetti sul campo di sostegno ed educazione imprenditoriale».

Il budget della società? «Proviene per la maggior parte da fondazioni private e bancarie come Soros Foundation e Erste Stiftung - dice Andrea -, ma anche aziende come Google, Xerox, Halldis e Tata ci danno una mano». «Oggi siamo in quindici, abbiamo 2 uffici a Bruxelles, inoltre facciamo una summer school di imprenditopria: più che alla teoria, puntiamo a fare incontrare i ragazzi con imprenditori. Fra dieci giorni abbiamo 72 giovani di tutto il mondo che incontrano una quindicina di manager».

Negli ultimi tempi, anche il Parlamento Europeo è stato un buon veicolo per trasformare in legge le loro proposte. «L'11 luglio saremo al Parlamento Europeo - annuncia Gerosa - per presentare una nostra proposta per sviluppare una sorta di Silicon Valley europea. Abbiamo realizzato una ricerca su questo fenomenom, per verificare se e come in Europa esiste la possibilità di sviluppare realtà di questo tipo».

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