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29 giugno 2015

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Tecnologie BusinessCloud e servizi digitali non bastano: serve una svolta per far ripartire il mercato Ict

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Cloud e servizi digitali non bastano: serve una svolta per far ripartire il mercato Ict

“Nonostante il segno meno perduri anche nel primo semestre di quest'anno, il mercato digitale italiano manifesta una lenta risalita, non certamente facilitata dalle difficoltà dell'economia nazionale; ma per lo meno spinta da un'importante dinamica di trasformazione del settore, con aree innovative di grande vitalità e vivacità, legate alle tecnologie di rete”.

Nelle parole improntate di ottimismo di Agostino Santoni, presidente di Assinform, si può cercare di cogliere lo stato di salute di servizi e prodotti di informatica e di telecomunicazioni, infrastrutture e contenuti digitali. Il macro mercato del digitale, numeri alla mano, ha esibito un bilancio in rosso alla fine del primo semestre, con una flessione del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2013 e un fatturato di circa 31,1 miliardi di euro, e dovrebbe chiudere l'anno in corso con uno scarto negativo dell'1,8%. Al netto dei servizi telco, in forte ribasso, il consuntivo a fine giugno sarebbe stato in attivo dell'1,1%.

C'è quindi la speranza, in seno ad Assinform, che la crescita di fenomeni come il cloud (+35,7%) e dei contenuti digitali (+6,6%) e la tenuta del software (+3,2%) faccia da locomotiva a una nascente spirale di innovazione in risposta alle esigenze di cambiamento e di apertura di nuove opportunità economiche del Paese. In salita, seppur di poco (+0,7%, rispetto al calo del 2,9% dello scorso anno) è risultato a metà 2014 anche il comparto dei dispositivi e sistemi nel suo complesso (server, pc desktop e portatili, device mobili, stampanti) e questo può essere in effetti un buon segnale circa la rinnovata propensione di aziende e professionisti ad investire in soluzioni hardware. In definitiva siamo di fronte a uno scenario, quello dipinto dall'Associazione delle aziende It che fa capo a Confindustria, che da negativo potrebbe presto tornare a crescere, se – osserva Santoni - si alimenterà il clima di fiducia nelle imprese e si darà slancio all'attuazione dei progetti di digitalizzazione connessi all'Agenda Digitale.

Più preoccupato, per contro, appare il giudizio sul mercato It italiano dato da Assintel, per quanto il bilancio previsto a fine anno stimi una leggerissima crescita (0,7%) nel valore degli investimenti in hardware, software e servizi. I 23,4 miliardi di euro che le aziende spenderanno in informatica quest'anno sono però ritenuti insufficienti per parlare di vera ripresa. La crescita sostenuta delle componenti più innovative, come il cloud computing (in salita del 22%), è sicuramente una tendenza confortante ma ciò che servirebbe al sistema Ict italiano sarebbe una vera e propria “mutazione digitale”, nel segno di tecnologie come il cloud per l'appunto, il Web, il mobile, i sistemi di analytics.

Lo spaccato dell'Italia che investe in tecnologie è oggi disomogeneo: ai picchi negativi legati alle voci di spesa dell'It tradizionale (scendono pc, software gestionale servizi It e di system integration) si contrappongono quelli positivi connessi alle trasformazione digitale, e nella fattispecie digital marketing (+29,1%), Internet of Things (+13,6%), Business Intelligence, analytics e Big Data (+6,2%). Per questo la mutazione genetica che prefigura Assintel dovrebbe interessare da molto vicino i vendor di tecnologia, che devono adeguarsi velocemente ai nuovi paradigmi digitali, riformulando sia la propria offerta sia i propri processi interni. E una svolta decisa, infine, deve materializzarsi anche a livello di macchina pubblica e di piccole e micro imprese; le forti dinamiche di downpricing hanno influito sul valore della spesa di Pa centrale (-4,1%), enti locali (-3,9%) e sanità (-3,1%) mentre i budget delle aziende di modeste dimensioni sono in contrazione mediamente del 3%.

Una “nuova It” per innovare il business
Solo modernizzando e rendendo la struttura più agile attraverso la tecnologia le organizzazioni le aziende potranno contare su applicazioni di nuova generazione, servizi Web e infrastrutture capaci di rispondere alle esigenze del mercato e dei consumatori. La sfida per i Chief information officer e i responsabili It è quella di garantire anche all'interno delle proprie organizzazioni un'esperienza “innovativa” di utilizzo delle tecnologia. La ricetta è firmata da Stefano Venturi, Amministratore Delegato di Hewlett-Packard in Italia. In linea con le rilevazioni di Assinform e Assintel, anche la multinazionale californiana è dell'idea che un nuovo paradigma, “un nuovo stile di It”, caratterizzerà profondamente lo scenario e le dinamiche di mercato. Al centro di tale trasformazione ci sono Big data, sicurezza, cloud e mobilità e c'è una diversa modalità di offerta, gestione e fruizione della tecnologia.

Le nuove sfide per aziende e Cio, secondo Venturi, sono “la definizione di nuovi modelli operativi e di business, nonché la necessità di un It flessibile, accessibile ed efficiente, in grado di indirizzare i bisogni dei propri clienti”. L'esempio concreto di questo assunto arriva dall'aumento esponenziale del volume dei dati circolante in azienda, che porterà a un punto di saturazione degli ambienti data center. “Le organizzazioni – dice il manager di Hp - saranno chiamate ad evolvere per poter gestire tali dati e contestualmente introdurre nuove applicazioni, come quelle per i Big data e gli analytics in ambito cloud, ed adottare un approccio proattivo alla sicurezza, fondamentale per gestire adeguatamente il rischio e proteggere le informazioni sensibili”.

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