Tecnologie BusinessIl Byod è sinonimo di produttività. Ma anche una sfida ancora da vincere
Il Byod è sinonimo di produttività. Ma anche una sfida ancora da vincere
di Gianni Rusconi | 1 novembre 2014

Il fenomeno del Byod, del “Bring your own device”, e cioè l'utilizzo per scopi lavorativi dei propri dispositivi mobili da parte dei dipendenti, è quanto mai una delle priorità nell'agenda di Chief information officer, responsabili It e di altre figure di management. Un fenomeno che accanto a benefici tangibili presenta anche evidenti contraddizioni. Le aziende (non tutte) ne sono consapevoli e lo conferma una ricerca condotta fra maggio e giugno di quest'anno da Vanson Bourn, ricerca che ha messo sotto osservazione 490 figure tecniche manageriali appartenenti ad organizzazioni con almeno mille dipendenti attive in otto Paesi europei (Italia compresa).
Il ricorso a smartphone, tablet e notebook personali per operare in ufficio e sul campo è ormai una moda acquisita (anche se questo non significa che le aziende l'abbiano fatta propria in modo sistemico e strutturato) ma nasconde anche note preoccupazioni. Come quelle espresse dal 94% dei Cio italiani circa la sicurezza dei dati aziendali. Negli ultimi 24 mesi, infatti, un terzo delle imprese di grandi dimensioni del Belpaese ha subìto una perdita di dati a seguito di violazioni dei sistemi informativi riconducibili all'adozione di policy di tipo Byod. Per contro, un quarto delle aziende di classe enterprise italiane (il 26% per la precisione) ha ottenuto un coinvolgimento maggiore dei dipendenti, con conseguente aumento della produttività sul lavoro in un terzo dei casi e una riduzione dei costi di comunicazione (traffico telefonico e dati) del 17% su base annua. In soldoni circa sette milioni di euro di saving all'anno per azienda.
Per quanto la consapevolezza dei potenziali rischi per l'integrità dei dati sia molto diffusa, solo una grande azienda italiana su quattro ha confermato di aver aggiornato la propria policy sul Byod (il 17%) o ha in programma di farlo (il 10%). Per contro, il tasso di implementazione di progetti a favore dell'uso in chiave business di smartphone e tablet personali è in Italia nell'ordine del 70%, rispetto al 43% della Germania e al 52% (fra policy avviate in modo formale e informale) dell'intero campione di imprese europee oggetto di studio. Là dove viene data la possibilità di utilizzare i propri dispositivi mobili a scopi lavorativi, precisa infine la ricerca, la percentuale di addetti che aderisce a tali programmi è oggi intorno al 30% e salirà di sette punti nei prossimi due anni. In definitiva abbiamo di fronte uno scenario a luci e ombre, che premia le virtù del Byod da una parte e ne condanna i “limiti” dall'altra. Un po’ come successe al cloud computing, qualche anno fa.
I device personali cambiano i processi. Anche quelli di stampa
Non cogliere, a livello di organizzazione, le opportunità offerte dall'utilizzo di dispositivi mobili significa però, e inevitabilmente, finire in una posizione di svantaggio competitivo. Pagando dazio alla voce dinamicità, efficienza e costi. Le imprese, questo è altrettanto certo, hanno bisogno di fare leva su una strategia di mobilità aziendale che poggi su un'infrastruttura altamente sicura, oltre che di un sistema di policy chiaro ed efficace, implementato in modo coerente.
I Cio, soprattutto quelli italiani, sono dunque avvertiti e la riflessione a firma di Tino Canegrati, Vice President e General Manager Printing and Personal Systems in HP Italiana, è sostanzialmente in linea con le indicazioni positive dello studio di cui sopra. “Il crescente utilizzo delle nuove tipologie di device – questa la considerazione del manager - ha cambiato radicalmente il modo di lavorare in mobilità. Grazie ai nuovi modelli di notebook, ultrasottili e leggeri, di tablet, di pc convertibili e di smartphone, è oggi possibile lavorare anche fuori dall'ufficio e durante gli spostamenti per lavoro in piena sicurezza e senza penalizzare l'efficienza dei processi produttivi. Ed è in particolare l'introduzione di nuovi form factor, e specificatamente i prodotti “2in1” e i convertibili, ad aver ulteriormente innalzato il livello di produttività in mobilità”.
Il Byod impatta dunque sui processi, o per lo meno conferma di avere tutte le potenzialità per farlo. Anche nell'ambito di attività spesso oggetto di buchi di efficienza come la stampa dei documenti, a sua volta coinvolta in questa evoluzione grazie alla disponibilità di soluzioni pensate per rendere più flessibile anche il printing. “Gli utenti che necessitano di stampare un documento “on-the-go” – questo l'esempio fornito da Canegrati - hanno oggi a disposizione una tecnologia come HP ePrint che permette di lanciare la stampa di un documento da una semplice app, via pc, tablet o smartphone. E non solo. Grazie ad appositi dispositivi, come gli HP Mobile print accessory, è possibile stampare in modalità “wireless direct printing” o “touch to print” tramite tecnologia Nfc mentre sfruttando altre tecnologie di nuova generazione, come HP Digital Sending Software, il processo di trasmissione di dati funziona anche al contrario: si scansiona un documento e lo si può inviare direttamente via email allo smartphone di un collega che si trova fuori ufficio, ottimizzando così tempi e metodi di lavoro”. Anche questo è Byod. A tutto vantaggio della maggiore produttività.