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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2014 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:08.

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La novità delle elezioni europee in Grecia si chiama "To Potami", il fiume, una formazione politica creata dal nulla dal giornalista televisivo di successo, Stravos Theodorakis, omonimo del famoso musicista, Mikis, la colonna sonora della Resistenza al regime dei colonneli.

"To Potami", che è dato al 5%-7% nei sondaggi, raccoglie la marea degli scontenti dei vecchi partiti tradizionali. Una formazione apolitica, né di destra né di sinistra che sta aumentando il clima di demagogia delle prossime elezioni europee tenendo conto che il 77% dei greci non ha fiducia nella Ue rispetto alla media Ue del 58%, ma che, paradossalmente, il 62% è a favore dell'euro. Inoltre solo il 42% dei greci si sente europeo contro una media Ue del 59 per cento.

La neoformazione di "To Potami" si è costruita sulle rovine proprio del Pasok, il partito socialista che aveva il 44% dei consensi e oggi viaggia al 6%, e raccoglie gli scontenti di venti anni di politica clientelare e soldi facili che ha portato il paese alla rovina. Il movimento si ispira al filosofo greco Eraclito (è sempre lo stesso fiume, ma mai la stessa acqua, tutto scorre). Ma secondo i sostenitori della sinistra radicale, Syriza e il quotidiano Avgi, vicino al movimento, si tratta di una formazione creata apposta per disperdere voti e bloccare le chance della sinistra di vincere le prossime elezioni. «To Potami non dice niente di concreto per non scontentare nessuno», accusa Syriza che ne teme la concorrenza tra la massa dei disoccupati (26,7%) e degli scontenti.

Petros, per esempio, è un broker assicurativo con uffici ad Atene. Tratta ogni giorno con colossi europei come le Generali, Allianz e Axa. Gli affari languono, ma le cifre dell'economia greca, dopo sette anni di recessione, volgono al cauto ottimismo: crescita del 2,9% nel 2015, surplus primario di 3,54 miliardi nei primi mesi di quest'anno, clamoroso ritorno sui mercati ieri con un bond di tre miliardi al 4,95% dopo quattro anni di esilio. Secondo il governo sono state create 41mila nuove società nel 2013, di cui almeno 144 sono start up in settori di punta secondo la società non profit Endeavor Greece.
A preoccupare il broker Petros è la tenuta del Governo Samaras, che oggi ha soli due deputati di maggioranza (152 su 300), un esecutivo sfiancato dalle politiche di austerità volute dalla troika (Ue, Bce e Fmi).

Senza contare, dice Andreas, titolare di un bar vicino a piazza Syntagma dove vende yoghurt greco ai turisti, che il Pasok, l'altro partito che sostiene la maggioranza pro-Europa, e che si presenta come Ulivo, rischia l'implosione con la guerra intestina tra il ministro degli Esteri, Evangelos Venizelos e l'ex premier George Papandreou, che si dice stia pensando a fondare a sua volta una nuova formazione politica.

La sinistra radicale sente odore di sorpasso alle elezioni europee grazie anche all'erosione a destra degli estremisti di Alba dorata, che nonostante le decine di arresti rimane forte nei sondaggi. «L'Europa è dominata dalle politiche neoliberiste della Germania - dice Vassilis Primirikis, 62 anni, membro della segreteria esecutiva di Syriza -. Berlino accetterà il dialogo solo se costretta. Proponiamo una conferenza europea sul debito sul modello di quella del '53 che cancellò gran parte del debito della Germania post-bellica. Oggi le politiche della Merkel stanno facendo sparire le borghesie nazionali degli altri paesi europei che dicono basta con l'euro dominato dai tedeschi. Quando arriverà l'ora delle elezioni anticipate in Grecia, che si sta avvicinando, allora cercheremo alleanze con questi settori della borghesia contrari alle politiche di austerità ed egemonia della Merkel». «Non vogliamo diventare la nuova Mosca ed esportare il nostro modello politico, ma certamente il centro-sinistra in Grecia ha fallito, è stata una catastrofe per il paese e per la Sinistra», conclude Primikiris.

Nella nuova e più modesta sede del Pasok, il partito socialista che oggi rischia l'estinzione dopo i fasti dell'era di Andreas Papandreou, Tsipras invece è la "bestia nera": «Vende illusioni da anni '80 mentre oggi dobbiamo fare i conti con una reltà di recessione, il suo è un partito professionale elettorale» - mi dicono davanti a una tazza di caffé gli stretti collaboratori di Nikos Androulakis, 35 anni, brillante segretario generale del Pasok e candidato all'europee per "l'Ulivo", la nuova formula scelta dal Partito socialista per cercare il rilancio alle europee.

Chi è dunque davvero Tsipras? Ed è davvero un populista anti-europeo? «Sì, la retorica di Tsipras è dominata dalla denuncia rituale del neoliberismo, dei poteri stranieri che hanno scelto la Grecia come terreno dei loro esperimenti disumani e dei loro servitori», dice ironico Manos Matsaganis, professore all'Università di Economia di Atene che alle elezioni del 2012 si era candidato nelle liste del partito di Sinistra democratica di Fotis Kouvelis, oggi all'opposizione perché contrario alla brutale chiusura della tv pubblica Ert, e in crisi di consensi per aver sostenuto la coalizione pro-euro e l'austerity.

«Le radici della crisi possono riassumersi così: Atene ambiva a un tenore di vita nordamericano con una cultura imprenditoriale balcanica, tradizioni lavorative medio orientali e un'amministrazione pubblica oscillante tra spreco e corruzione», spiega Matsganis, sicuro che solo se i greci diventeranno un po' più rigorosi come i tedeschi e i tedeschi un po' più prodighi come i greci si troverà la strada verso un equilibrio europeo.

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