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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 17:01.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2014 alle ore 16:43.
Rinato dalle ceneri dell'Haiderismo, uscito da scissioni e riunificazioni dopo la morte del leader storico, il partito austriaco della libertà, l'Fpo, guidato da Heinz-Christian Strache, veleggia nei sondaggi testa a testa con i socialdemocratici che sono al governo insieme ai popolari e le rilevazioni fatte di recente per il giornale Standard lo hanno collocato, in caso di voto nazionale, al primo posto con il 27% dei consensi rispetto al 22% del partito del cancelliere Werner Faymann.
Forse gli euroscettici austriaci, o euroriformatori come preferiscono definirsi, non saranno la più grande sorpresa del 26 maggio ma una loro affermazione alle europee sembra fuori discussione. Gli analisti si aspettano performance intorno al 25% con un boom del 30% in Carinzia, lo stato meridionale che vide ascesa e declino del fondatore dell'Fpo, Joerg Haider . Andranno a infoltire la pattuglia di Strasburgo che chiede un'Europa con meno poteri e meno aperta agli immigrati. Saranno forse il gruppo più consistente di "eurocritici" tra i deputati della cosiddetta Europa "core". «Non vogliamo portare l'Austria fuori dalla moneta unica» ama ripetere il giovane leader del partito in Carinzia, Christian Ragger, ex avvocato in una grande società internazionale e assessore nel governo regionale. Dopo il referendum svizzero che ha imposto al governo di Berna le quote sui lavoratori stranieri, Ragger ha esultato ricordando che in tutto il mondo si pongono limiti all'immigrazione. In un'intervista al Guardian ha definito il suo partito il New Labour perché sempre più elettori della classe lavoratrice lo scelgono, abbandonando la sinistra.
Il programma punta proprio a raccogliere il consenso popolare. Il nuovo Fpo fatto crescere da Strache in seguito alla fuoriuscita di Haider nel 2005 non ama essere definito populista ma le premesse sembrano esserci tutte. Nelle politiche del lavoro vuole limitare i contratti a termine e abbassare i contributi necessari alla pensione. Molta enfasi viene messa, come in mezza Europa, a cominciare dalla Gran Bretagna, sulle regole all'immigrazione.
Si faticano a trovare ragioni di forte scontento in Austria, se non leggendo in controluce i dati economici. Tra gli Stati dell'eurozona più forti economicamente, Vienna vanta il tasso di disoccupazione media più basso dell'intera area, un invidiabile 4,8% che batte persino il 5,1 tedesco. Ma la Carinzia, già roccaforte di Haider, ha qualche problema in più se i giovani disoccupati sfiorano il 14 per cento e il tasso generale arriva quasi al dieci. Soprattutto, stando alle previsioni di Eures, il portale dell'Unione per la mobilità del lavoro, i piccoli guadagni occupazionali portati dalla ripresa in corso quest'anno andranno per lo più a beneficiare la manodopera straniera, non agli austriaci. Anzi, tra questi ultimi, aumenterà ancora la disoccupazione. Un fenomeno visto anche in altri distretti "infelici" di paesi ricchi, come la Germania.
Il partito di Ragger raccoglie i frutti dello scontento, battendo sul tasto degli stranieri che invadono il paese. La regione ha perso posti di lavoro ma continua ad accogliere immigrati, dice l'Fpo, in particolare bulgari e rumeni. Gli stessi cittadini Ue diventati lo spauracchio di tedeschi e olandesi che solo quest'anno hanno aperti i propri confini anche a loro.
Altrettanta presa elettorale sembra avere la forza esagerata dell'euro. Ha portato un declino nell'export della regione, sostiene l'Fpo e da quando il paese ha aderito alla moneta unica la situazione è solo peggiorata a causa della perdita di sovranità. Agli austriaci che potrebbero incoronare Strache "re" degli euroscettici poco importa che il paese, in media, crescerà nel 2014 dell'1,5% (secondo le previsioni invernali della Commissione). Nell'era pre-euro in Carinzia si stava meglio, sostiene Ragger , e il tasso di disoccupazione era del solo 6 per cento.
La promessa di un'Europa meno forte sembra galvanizzare l'elettorato incurante, stando ai sondaggi, di uscite come quella di un candidato dell'Fpo all'europarlamento secondo cui la Ue, con tutti i suoi lacci, lacciuoli e divieti, farebbe sembrare liberale il Terzo Reich. Prima ha negato di aver pronunciato le parole, poi ha dovuto ammettere, infine ha minimizzato (era solo un'iperbole ha più o meno spiegato).
La vera partita, del resto, si gioca a Vienna e altrove sul recupero della sovranità che, in tempi di austerity - anche se contenuta come in Austria - potrebbe rivelarsi una carta importante.
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