L'occasione per levarsi quel sassolino dalla scarpa, che forse covava da un po', gli è giunta dalla presentazione del rapporto Ocse sulla protezione civile che ha promosso l'approccio alle catastrofi naturali del dipartimento diretto da Guido Bertolaso. Così il premier Silvio Berlusconi ha colto la palla al volo per bacchettare quelle organizzazioni internazionali colpevoli, a suo dire, di giudizi troppo severi nei confronti del nostro paese. Soprattutto quando in ballo c'è la libertà di espressione di giornali e giornalisti. Perché, rimarca il premier, in Italia «c'è fin troppa libertà di stampa».
Il ragionamento del Cavaliere è in verità più ampio, ma il succo, esposto al segretario generale dell'Ocse Angel Gurria, è questo. «Altre volte - spiega Berlusconi – noi abbiamo avuto esami che sono stati fatti al nostro sistema, cito l'ultimo che conosco, sulla libertà di stampa in Italia, e ci siamo visti mettere in situazioni di grande distanza dai primi». Da qui la conclusione che «se c'è una cosa su cui in Italia, c'è la sicurezza di tutti, è che abbiamo fin troppa libertà di stampa. Credo che questo sia un fatto che non è discutibile».
Una sortita, quella del premier, che arriva a sole 24 ore di distanza dalla bocciatura contenuta nel rapporto sulla libertà di stampa di Freedom House, l'organizzazione non governativa che promuove la democrazia. E che ha rilegato l'Italia al 72esimo posto nella classifica mondiale e al 24esimo tra le 25 nazioni dell'Europa occidentale, definendola un paese «partly free», cioè parzialmente libero. Un giudizio che evidentemente non è piaciuto al Cavaliere tanto da spingerlo al distinguo e a ringraziare Gurria per «l'oggettività della vostra ricerca». Come dire che altre rilevazioni non lo sono state.
La bacchettata di Berlusconi non passa inosservata e provoca la sollevazione di tutta l'opposizione. Il primo a rimbrottarlo è il responsabile dell'informazione del Pd, Matteo Orfini. «Si sapeva già che Berlusconi è ossessionato da stampa e televisione, visto che passa le giornate a lamentarsi contro i giornalisti non graditi e a telefonare a esponenti dell'authority per le telecomunicazioni al fine di condizionare i contenuti della trasmissione. Ma stavolta è andato ancora oltre». Anche Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione di vigilanza Rai, è netto. «L'Italia in materia di libertà di stampa è in fondo alla classifica dei paesi più più sviluppati». E una replica durissima arriva pure dall'Italia dei valori. «Berlusconi - dice il leader Antonio Di Pietro – vorrebbe realizzare un sistema fascista e piduista senza voci libere». Mentre il suo capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, bolla senza mezzi termini le affermazioni del Cavaliere. «Berlusconi le spara fin troppo grosse». Più o meno lo stesso refrain del presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. «Quelle del premier sono le parole di un caudillo al potere che controlla, governa e manipola l'informazione».
La giornata di ieri registra poi la presa di posizione del sottosegretario Guido Bertolaso. Che, alla presentazione del libro "Memento l'Aquila", stigmatizza l'ultima creatura cinematografica di Sabina Guzzanti: il docufilm "Draquila", in arrivo al festival di Cannes, incentrato sulla ricostruzione post-terremoto e sul ruolo della protezione civile. «Abbiamo assistito a tante strumentalizzazioni della verità - sottolinea il sottosegretario - e presto la vedremo anche in un film. Verrà presentata una verità che non è l'unica verità e quel che è certo è che non faremo come Italia una bella figura». Bertolaso non cita mai la Guzzanti, ma il riferimento è chiaro. Tanto che il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, replica a stretto giro. «Troviamo incredibile che ancora prima che il film sia proiettato a Cannes si sia già scatenata una canea contro Draquila. Forse dopo averla buttata fuori dalle tv del polo Raiset ora vorrebbero anche impedire la distribuzione in sala. Purtroppo per loro e per fortuna di tanti italiani non ci riusciranno».

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