Convocata una riunione d'urgenza della Commissione di Bruxelles per attuare l'accordo trovato venerdì sera al vertice dell'Eurozona. Poi l'Ecofin dovrà ratificare il piano. Allo studio ipotesi di intervento della Bce. Sarkozy e Berlusconi annullano il loro viaggio a Mosca


Domenica 9 maggio sarà molto probabilmente ricordato come il giorno decisivo per l'Europa
di fronte alla sua prima grave prova di sopravvivenza davanti alle turbolenze dei mercati e ai rischi legati alla sostenibilità del debito di alcuni paesi, prima tra tutti la Grecia, ma sotto osservazione sono anche Portogallo, Irlanda e Spagna.

La Commissione europea, guidata da José Manuel Durao Barroso, sarà convocata d'urgenza per varare la proposta di piano salva euro delineata dall'accordo generale raggiunto venerdì sera dai capi di stato e di governo. Sarà poi il Consiglio dei ministri delle Finanze dell'Unione europea a dover approvare, sempre domenica, il piano salva stati che sarà preparato e presentato dalla Commissione europea. Lo ha annunciato il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy, al termine del vertice straordinario dell'Eurogruppo di venerdì sera. A segnalare il momento davvero delicato per l'Europa c'è anche la manifestazione di sostegno giunta dalla Casa Bianca, con il presidente Barack Obama che ha parlato con il cancelliere Angela Merkel e poi ha spiegato che l'America è al fianco dell'Europa.

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, anche per ragioni legate alla crisi dell'eurozona hanno annullato la prevista visita di domenica a Mosca per celebrare assieme alla leadership russa la vittoria nella Seconda guerra mondiale. Allo studio, come ipotesi di piano salva euro, c'è la possibilità di dare più possibilità di intervento, sulla falsariga di quanto accade in America con la Federal Reserve, alla Banca centrale europea per metterla in grado di poter aiutare direttamente gli stati sovrani in difficoltà a sostenere i loro debiti.

Ecco il racconto del corrispondente del Sole 24 Ore, Adriana Cerretelli, delle trattative prima della notte drammatica dell'Europa.

DA BRUXELLES - Una girandola di incontri bilaterali a Bruxelles tra i 16 leader dell'euro. Una lunga telefonata transatlantica tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente americano Barack Obama. Il G-7 dei ministri finanziari convocato in conference call dal segretario al Tesoro Usa Tim Geithner. Più di un'ora e mezzo di ritardo per aprire il vertice dell'Eurozona che si è concluso poco prima dell'una di notte e sarà riconvocato domani a livello di ministri delle Finanze. Il summit si è concluso con l'impegno per la stabilità, unità e integrità dell'area euro e per un rafforzamento della governance economica e del patto di stabilità con maggiori sanzioni: Commissione, Consiglio europeo, Banca centrale e stati membri si impegnano a usare «tutti i mezzi disponibili» per la stabilità dell'eurozona. Viene ribadito soprattutto il pieno sostegno all'azione della Bce: viste le «circostanze eccezionali» la Commissione proporrà un meccanismo anti-crisi alla riunione di domani pomeriggio, in pratica un piano di pronto intervento che comprenda tra l'altro interventi sui mercati e acquisti diretti di titoli governativi.

L'euro balla sull'orlo dell'abisso. «Siamo di fronte a una crisi sistemica» ha affermato Jean-Claude Trichet, il presidente della Bce. Mai era successo che non l'Europa ma l'intero mondo industrializzato si dovesse mobilitare per salvaguardarne il futuro. Tutto deve essere pronto per l'apertura dei mercati asiatici lunedì in modo da scoraggiare nuovi assalti della speculazione. «Dobbiamo accelerare la regolamentazione dei mercati finanziari. Il tempo stringe, dobbiamo fare presto» ha dichiarato Angela Merkel arrivando a Bruxelles. «Dobbiamo anche prendere misure per garantire la stabilità dell'euro, il che significa un fermo impegno di tutti a sostegno della moneta comune ma anche a favore di un rafforzamento del patto di stabilità, compresa la possibilità di modificare il Trattato» ha aggiunto il cancelliere tedesco.

Che poco prima aveva raccolto l'appoggio incondizionato del presidente americano all'operazione di salvataggio: non della Grecia ma ormai della moneta unica. «Concordiamo sull'importanza di una forte risposta politica da parte dei paesi interessati e su un'altrettanto forte risposta da parte della comunità internazionale» ha dichiarato Obama, con un'espressione di solidarietà senza precedenti.

Sulla carta il piano di battaglia è chiaro dall'altro ieri, da quando la lettera congiunta Merkel-Sarkozy alla vigilia del vertice, l'ha illustrato in tutti i dettagli. Da un lato rafforzamento del patto di stabilità, la cui efficacia ha mostrato clamorose lacune nel caso della Grecia, rafforzamento del coordinamento delle politiche di bilancio nazionali, della sorveglianza sugli squilibri strutturali e sui divari di competitività tra i membri del club. Dall'altro regolamentazione dei mercati finanziari, di derivati e Cds non meno che delle agenzie di rating, giudicate corresponsabili degli attacchi speculativi ingiustificati rispetto ai fondamentali dell'economia reale dei paesi sotto schiaffo.

Sullo schema tutti i 16 leader sono d'accordo, come sulla necessità di lanciare un messaggio forte ai mercati. Il grande problema è come passare dalle parole ai fatti. E subito. Cioè da qui a lunedì. Perché nessuno si illude di poter improvvisare in quattro e quattr'otto la regolamentazione dei mercati finanziari. Lo stesso vale per la modifica del patto di stabilità e simili, che comporta un negoziato a 16 ma coinvolgendo alla fine anche tutti i 27 paesi dell'Unione.

Allora come lanciare ai mercati un segnale concreto e immediato che vada oltre l'impegno alla solidarietà reciproca a sostegno dell'euro? Molto ruota sulla volontà ribadita ieri da tutti di accelerare il consolidamento dei conti pubblici, anche con misure addizionali a breve (l'Ecofin entro fine giugno ne valuterà l'opportunità). Quello che però viene ritenuto decisivo nell'immediato è l'istituzione del Fondo europeo di risoluzione delle crisi, cioè del meccanismo che dovrà scattare se un'altro paese dopo la Grecia si ritrovasse alle corde. Trichet ha parlato di crisi sistemica. Ammissione da brivido. Che evoca lo spettro di Lehman Brothers, solo che ora in gioco è l'euro.

Fondo sì ma chi paga? A quali condizioni? E che ruolo per la Bce e la tutela della sua indipendenza? Davvero può tenere il gran rifiuto ad acquistare sul mercato secondario titoli del Tesori dei paesi in difficoltà? Ci si può permettere di continuare a rispettare l'ortodossia di Maastricht? E se no, come impedire le denunce (tedesche) per violazione del Trattato? Domande drammatiche per un lungo weekend di riunioni al vertice.

Il testo dell'accordo in italiano
Il testo dell'accordo in inglese
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