I tre italiani dell'organizzazione non governativa Emergency - Marco Garatti (49 anni), Matteo Dell'Aira (41 anni), Matteo Pagani Gauzzugli Bonaiuti (29 anni) - arrestati sabato a Lashkar Gah in Afghanistan avrebbero confessato di essere coinvolti nel piano per uccidere il governatore della provincia di Helmand.

La notizia, anticipata dal britannico Sunday Times nella sua edizione online, è stata confermata da Daud Ahmadi, il portavoce del governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal: «Tutte le nove persone arrestate (sei afghani e tre italiani) hanno confessato» e «hanno riconosciuto i loro crimini. Hanno detto di aver progettato una serie di attentati suicidi in mercati affollati, agli uffici del governatore, che volevano uccidere». In base a quanto riportato dal portavoce, «sono accusati di avere legami con al Qaeda e altri gruppi terroristici. Durante l'irruzione (della polizia afghana e delle truppe Isaf, ndr) abbiamo trovato esplosivi tra cui bombe a mano, giacchetti esplosivi e alcune armi nascoste tra scatole di medicinali, contrabbandate nell'Helmand tra forniture mediche».

Da Emergency definiscono come «prive di credibilità» le informazioni diffuse dalle fonti istituzionali afghane: «Quello che ci dicono dall'Afghanistan dopo aver visto i nostri medici - spiegano dall'organizzazione - è che le cose stanno in tutt'altro modo. A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l'ambasciatore italiano». Anche i familiari di Dell'Aira non credono alla confessione: «Non è possibile, non è assolutamente possibile».

«Prego con tutto il cuore, da italiano, che non sia vero», ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini: «L'eventuale confessione dei tre è da verificare ma noi aspettiamo il risultato delle indagini. Prego con tutto il cuore che quelle accuse non siano vere, prego con tutto il cuore da italiano perché l'idea che possano essere degli italiani per i quali anche una parte di quelle accuse siano vere mi fa rabbrividire».

Frattini ha anche replicato, in un'intervista a Sky Tg24, alle parole espresse in precedenza dal fondatore dell'Ong, Gino Strada: «Non ho la minima idea» di chi possa aver messo armi pericolose tra cui giubbotti esplosivi nell'ospedale in Afghanistan «a differenza di Strada, le cui dichiarazioni di oggi hanno un sapore politico e non sembrano quelle di un medico che vuole salvare la vita della gente, non azzardo ipotesi, non faccio battute politiche nei confronti dell'Isaf come ha fatto lui». Strada ha parlato di un'operazione di «guerra preventiva» contro «un testimone scomodo» come Emergency. «Noi lavoriamo lì per portare la pace non certamente per portare la guerra», ha aggiunto il ministro, «lui parla sempre di guerra, noi ci preoccupiamo dei tre connazionali, poi le sue dichiarazioni stanno a lui».

Prima nella conferenza stampa tenuta in mattinata a Milano e poi intervenendo alla trasmissione di Fabio Fazio «Che tempo che fa», Strada aveva denunciato l'inizio di «una guerra preventiva» del governo Karzai contro «un testimone scomodo» come Emergency. E ha denunciato l'esistenza di un video che dimostra che nell'ospedale erano entrate truppe Isaf. Comunque una brutta storia, una ricostruzione definita dal chirurgo di Emrgency «una bufala».

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