Si dovrebbero svolgere sabato prossimo i funerali del presidente polacco Lech Kaczynski, della moglie Maria e delle altre 94 vittime del disastro aereo avvenuto sabato mattina sopra la foresta di Katyn, nella Russia occidentale. La data potrebbe essere confermata una volta completata l'identificazione delle salme, che prosegue molto lentamente a Mosca: anche la first lady polacca non è ancora stata riconosciuta. La salma del presidente invece è arrivata ieri a Varsavia, i polacchi in pellegrinaggio le si stanno raccogliendo intorno, per tutta la settimana in Polonia sarà lutto nazionale.

Barack Obama e Dmitrij Medvedev hanno già espresso il desiderio di partecipare alle esequie: i polacchi si sono detti colpiti e commossi dalla solidarietà dimostrata da Mosca in queste ore. «Non ci aspettavamo questo coinvolgimento diretto da parte di Putin - ha detto domenica Witold Waszczykowski, vice capo del Consiglio per la sicurezza nazionale, stretto alleato del presidente defunto - questo avrà un impatto positivo nelle relazioni tra i nostri paesi». È una delle conseguenze inattese della tragedia, come se Mosca non volesse mettere in pericolo il gesto di riconciliazione compito soltanto quattro giorni prima da Putin e dal premier polacco Donald Tusk al memoriale di Katyn, dove sono sepolti 4.000 dei 22mila ufficiali dell'esercito polacco massacrati dalla polizia segreta di Stalin nel 1940.

Il presidente Kaczynski, grande avversario di Putin, non era stato invitato, e aveva organizzato quella visita privata a Katyn che si è trasformata in tragedia. La storia è tornata a colpire. Come allora, a Katyn è morta una parte importante dell'élite polacca. Varsavia cerca piano piano di rimettersi in piedi. Entro giugno dovranno essere convocate elezioni anticipate per la presidenza, ma l'opposizione di destra che faceva capo a Kaczynski - che intendeva ricandidarsi al voto di ottobre - ha perso molti tra i suoi esponenti più importanti. Nel disastro è rimasto ucciso anche il candidato dell'Alleanza della sinistra democratica, Jerzy Smajdzinski, lasciando probabilmente in una posizione di vantaggio il partito di Tusk, la Piattaforma civica (centrista).

Il loro candidato è Bronislaw Komorowski, il presidente del Parlamento che in base alla Costituzione ha assunto la presidenza ad interim. Il gemello del presidente, Jaroslaw Kaczynski, ex premier, potrebbe decidere di prendere il posto del fratello, a suo favore potrebbe giocare l'ondata di simpatia che per il momento tiene uniti tanti polacchi, anche avversari del presidente. Una delle decisioni più urgenti, ha detto Komorowski, sarà la nomina di un nuovo governatore per sostituire il presidente della Banca centrale Slawomir Skrzypek, alleato di Kaczynski, con lui sull'aereo. In Russia intanto prosegue l'esame delle due scatole nere del Tupolev-154 precipitato a pochi metri dalla pista dell'aerodromo militare di Smolensk, alla presenza di esperti e inquirenti polacchi.

L'ipotesi di un guasto tecnico sembra scartata, resta la decisione del pilota - probabilmente dietro ordine del presidente stesso - di atterrare malgrado la fitta nebbia e la richiesta dei controllori di volo di dirigersi su Minsk. «Percepiamo la solidarietà dei russi a ogni passo», ha osservato l'ambasciatore polacco in Russia, Jerzy Bahr. La notte di sabato Putin era andato incontro a Tusk, lo ha abbracciato davanti ai resti dell'aereo distrutto, ha detto parole che non pronuncia spesso: «Questa è anche la nostra tragedia, i nostri cuori sono con voi». Così domenica Putin è tornato a Smolensk con l'ambasciatore Bahr per rendere omaggio alla salma di Kaczynski prima della partenza. Come a Varsavia, anche il marciapiede di fronte all'ambasciata polacca a Mosca si è coperto di candele e di fiori bianchi e rossi come la bandiera polacca, e il sindaco Jurij Luzhkov ha fatto di tutto per accogliere nel modo migliore, a spese della città, i familiari delle vittime. Domenica sera la tv di stato russa è tornata a trasmettere "Katyn", il film di Andrzej Wajda che per anni era stato bandito. Per anni, per decenni, l'Unione Sovietica aveva negato le proprie responsabilità per il massacro di Katyn, attribuendolo ai nazisti.

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