Una gentile lettrice ha scritto per commentare un recente articolo sull'euro in cui si evidenziava l'impotenza della Commissione europea sulla politica monetaria. La lettrice mette il dito nella piaga: a chi guadagna e spende in euro da sempre o quasi, appare surreale che i Governi dell'Unione monetaria non parlino un linguaggio comune sulla comune moneta. Se ciò non avviene è per ragioni politiche (e storiche), prima fra tutti la loro riluttanza a incorporare totalmente nel proprio mandato la ‘missione' europea..
Spesso, infatti, i ministri del Tesoro si comportano più come ‘lobbisti' in difesa degli interessi esclusivi del proprio paese che non come "agenti" o autorità dell'eurozona.
E' un fatto che l'euro comporta onori e oneri, ma dei primi tutti si fanno vanto, dei secondi è facile lamentarsi in Francia come in Italia. Così come è troppo facile scaricare tutta la responsabilità sulla banca centrale europea, vittima della propria "solitudine" più che di se stessa. Oppure far scattare il riflesso protezionista in difesa dei ‘campioni' industriali nazionali. Oppure impedire per vanità nazionale che l'eurozona abbia una voce unica nelle sedi internazionali.
L'euro nasce per accelerare l'unificazione politica dell'Europa. Si può dire che all'inizio degli anni '90 l'economia soccorse un progetto politico. Oggi solo un forte impulso politico può rafforzare il progetto monetario (Aps).
La lettera
Sono una studentessa universitaria che frequenta il ll anno di economia presso l'Università della Bicocca. Su ilsole24ore.com ho letto l'articolo datato 3 marzo 2008 di Antonio Pollio Salimbeni, intitolato "Euro, l'impotenza di Bruxelles" ed ho avuto un moto di stizza. Nove anni fa si è aperta ufficialmente la fase della moneta unica europea e tre anni dopo,con sforzi inenarrabili,anche noi italiani abbiamo voluto essere comprimari protagonisti della circolazione dell'Euro.
La gestazione è stata lunga e laboriosa e costringe tutt'ora ogni Paese membro a osservare precisi protocolli. Non Le nascondo l'entusiasmo che questa iniziativa mi ha suscitato, tanto da volermi occupare nel mio futuro proprio di economia. Ed ora leggo che gli europei viaggiano in ordine sparso e che qualche ministro lo sta riconoscendo solo oggi (finalmente!).
Gli americani hanno impegato dieci anni prima di staccarsi ufficialmente dal conio inglese, dopo la Dichiarazione di Indipendenza, e altri quattro anni di circolazione del dollaro prima di eleggere il primo presidente. Oggi noi europei che ci siamo uniti politicamente da trent'anni, che abbiamo avuto la moneta comune senza, di fatto, una Costituzione, diamo la colpa a Washington delle nostre difficoltà. Poi scopriamo che un qualsiasi prodotto altamente tecnologico acquistato in America, nonostante il cambio favorevole da noi costa quasi il 30% in più, complici la burocrazia doganale, l'IVA e chi più ne ha più ne metta. La prego di volerci spiegare qualcosa di più, a noi che non vorremmo diventare i "ragazzi dell' Eurozoone di Berlino".
Milano, 5 marzo 2008
Cecilia Minutoli
Antonio Pollio Salimbeni, esperto di economia internazionale, dal 2002 è corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 Ore Radiocor. Già inviato e corrispondente a Washington per l'Unità, ha vinto i premi giornalistici Saint Vincent 1997 e Lingotto 1999. Ha pubblicato "Il drago, Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio" (con L.Tamburrino, Donzelli 1997), "Il grande mercato. Realtà e miti della globalizzazione" (Bruno Mondadori1999), "Lo sviluppo insostenibile" (con P.Greco, BrunoMondadori 2003).