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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 08:50.

Penalizzazione nella penalizzazione: ci siamo resi schiavi come non mai degli idrocarburi, che importiamo oltre misura. Perché a guardar bene potremmo perlomeno attingere a quel che il nostro territorio potrebbe direttamente darci. Ma non lo facciamo.
Siamo il Paese che più dipende dai consumi di petrolio e gas in Europa. Importiamo sempre di più, in quantità e in percentuale rispetto alle risorse nazionali. Che non riusciamo, o non vogliamo, sfruttare.
Ed ecco che la produzione di gas nostrano sta inesorabilmente scendendo verso i 7 miliardi di metri cubi l'anno, contro consumi in crescita (di nuovo, dopo la contrazione determinata dalla crisi globale) oltre gli 80 miliardi.
La produzione potenziale di gas tutto italiano potrebbe essere di almeno 20 miliardi di metri cubi l'anno, un quarto dei consumi e oltre. La produzione di petrolio è ferma a 5 milioni di tonnellate l'anno, a fronte di consumi superiori ai 70 milioni di tonnellate.
Anche qui la produzione potrebbe per lo meno raddoppiare, grazie soprattutto al più grande giacimento di petrolio in Europa, quello che abbiamo proprio noi in Basilicata.
Lo sblocco? Ci si è provato. Ci si sta provando per l'ennesima volta in questi giorni con un nuovo decreto che ricalibra i controlli e le verifiche geologiche e ambientali a fronte di un teorico allentamento dei divieti assoluti. E intanto rimangono nel pantano piani d'investimento per oltre 5 miliardi di euro.
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