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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2011 alle ore 08:03.

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Le armi spuntate della Bce sul debito UeLe armi spuntate della Bce sul debito Ue

In principio fu la Grecia. Poi Irlanda, Portogallo e Spagna. Poi l'Italia. Infine la Francia e, due giorni fa, anche la Germania. Da quando la crisi di fiducia ha colpito l'asta dei Bund tedeschi, andata semi-deserta mercoledì, sul mercato c'è chi inizia a pensare l'impensabile: che la bufera dei mercati possa prima o poi arrivare fino alla Banca centrale europea. La Bce, insieme a tutte le Banche centrali dell'area euro, ha infatti nel proprio bilancio 194 miliardi di euro di titoli di Stato di Paesi in crisi: cifra che corrisponde al 2% del Pil europeo.

Considerando anche le obbligazioni bancarie garantite riacquistate a due riprese, la Bce e le Banche centrali nazionali europee detengono titoli per oltre 254 miliardi: quasi l'11% delle attività complessive presenti in bilancio. Se poi si considerano i titoli che le banche dell'Eurosistema offrono come collaterale per accedere alle operazioni di rifinanziamento effettuate da Francoforte, l'ammontare di debito detenuto proveniente dai paesi «periferici» sale a circa 600 miliardi. Un bel fardello. Che, potenzialmente, pone dei rischi. La pensa così Andrew Roberts, economista di Rbs: «La prossima ondata sui mercati – ha scritto in un report – sarà quando gli investitori inizieranno a porsi qualche dubbio proprio sul bilancio della Bce». A quel punto la catena del contagio sarà veramente chiusa.

Il cerino ai contribuenti
Se questo sia un rischio effettivo, o semplicemente il timore di un mercato finanziario che ormai ha paura anche della propria ombra, è difficile a dirsi. Una Banca centrale, infatti, ha tutti i mezzi per tirarsi fuori dai guai in qualunque momento: non tanto per il denaro già accantonato in bilancio per far fronte a eventuali perdite (5,2 miliardi a fine 2010), quanto perché può stampare moneta. Questo però la Bce (soprattutto per il veto tedesco) non vuole farlo. Finora ha comprato (stima Barclays Capital) BTp per 85 miliardi, Bonos spagnoli per 40 miliardi oltre a circa 70 miliardi suddivisi fra titoli greci, irlandesi e portoghesi. Ma ha puntualmente «sterilizzato» gli acquisti, ritirando ogni settimana il denaro immesso sul mercato. Insomma: ha sempre annullato gli effetti monetari degli acquisti.

Se parlare di rischio-Bce è certamente eccessivo, la questione, agli occhi del mercato, è però un'altra: questi dati dimostrano agli investitori che l'istituto centrale ha disponibilità sempre più limitate per comprare titoli di Stato dei Paesi in crisi. Le operazioni di sterilizzazione, anzitutto, non sono prorogabili all'infinito e per qualsiasi ammontare riacquistato, ma questo forse non è l'ostacolo maggiore. Il problema è che il suo bilancio non è un pozzo senza fondo: «Il mercato – sostiene un economista – potrebbe mettere in discussione la capacità effettiva della Bce di sostenere i titoli di Stato e dunque di abbassare i rendimenti».

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