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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 08:01.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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hanno favorito il perseguimento di interessi particolari rispetto a quello generale della sostenibilità, creando le condizioni per l'esplosione della crisi del 2008. In particolare:
1) l'uso diffuso della leva finanziaria e la sottovalutazione degli effetti sulla sostenibilità delle imprese hanno favorito comportamenti (buy-back, LBO, generose politiche di dividendi) che ne hanno indebolito la struttura finanziaria, aumentandone il profilo di rischio. Questo fenomeno ha riguardato anche il sistema bancario, in particolare quello statunitense: le strutture patrimoniali delle banche si sono rivelate sottocapitalizzate e non adeguate a fronteggiare crisi di rilevanza sistemica. Il tema dei requisiti di capitale ha provocato una rivisitazione critica di Basilea 2 che, alla prova dei fatti, ha dimostrato di essere inadeguata ed è stata superata da Basilea 3, con un innalzamento dei requisiti di capitale in particolare per gli istituti con rilevanza sistemica. Sono emerse di recente alcune incongruenze, che rischiano tuttavia di provocare effetti pro-ciclici in una fase già recessiva, alterando la concorrenza: la disomogeneità tra i criteri di ponderazione degli attivi nei singoli paesi e la decisione dell'EBA di utilizzare il mark-to-market per la valutazione dei titoli di Stato, che consente agli istituti francesi e tedeschi di compensare le perdite sui titoli greci con le rivalutazioni dei titoli del proprio Paese e che, al contrario, penalizza le banche italiane e spagnole, poco esposte al debito sovrano greco e molto esposte sul fronte nazionale.
2) Negli anni precedenti la crisi l'"originate-and-distribute model" ha mutato l'approccio al credito delle banche, incentivandole a sviluppare gli impieghi trasferendoli in Special purpose vehicles finanziati da obbligazioni (Cdo) la cui unica garanzia era costituita da tali finanziamenti. I Cdo erano sottoposti al giudizio delle agenzie di rating per poi essere collocati presso altre istituzioni finanziarie. Tale modalità operativa avrebbe dovuto incrementare l'efficienza del sistema finanziario, ma gli effetti indesiderati sono stati superiori ai benefici attesi poiché le banche hanno indebolito il processo di valutazione del rischio.
3) Le agenzie di rating hanno contribuito alla diffusione dei Cdo, dimostrandosi però inadeguate a valutarli, oltreché in pieno conflitto di interessi: spesso erano proprio loro, nella veste di consulenti, a fornire assistenza per strutturarli.
4) Un elemento che ha concorso a destabilizzare il sistema è stato lo sviluppo dei derivati che, nati come strumenti di copertura del rischio, sono divenuti prodotti speculativi con una crescita esponenziale dei valori nozionali sottostanti. La loro negoziazione in mercati non regolamentati ha provocato una parallela crescita del rischio di controparte, la cui rilevanza sistemica non è stata adeguatamente monitorata.

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