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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 08:01.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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5) Il sistema di remunerazione ha accentuato l'orientamento ai risultati a breve termine, stimolando l'assunzione di rischi eccessivi e disallineando gli interessi del management da quelli degli altri stakeholders.

La combinazione di tali comportamenti ha fatto perdere la percezione del rischio sistemico provocando un effetto domino: l'aumento dei tassi, deciso dalla FED per rallentare una crescita basata su una politica monetaria troppo espansiva, ha provocato il crollo dei prezzi degli immobili e del valore delle garanzie dei mutui subprime. Il sistema bancario - che aveva investito in titoli strutturati derivanti da tali mutui - èstato colpito dalla svalutazione dei propri attivi e dalla crisi di liquidità nel mercato interbancario, che hanno inciso su strutture patrimoniali sottocapitalizzate e non adeguate a fronteggiare crisi di rilevanza sistemica.

Nel corso del 2009 la crisi del sistema bancario si è propagata all'economia reale, con una contrazione del PIL e dell'occupazione nelle principali economie occidentali. I salvataggi bancari e gli effetti della crisi economica hanno provocato il deterioramento delle finanze pubbliche in USA e nei principali Paesi UE, innescando una pericolosa fase di contagio che oggi sta investendo alcuni Stati sovrani, il cui rischio sta nuovamente minacciando la stabilità del sistema bancario; si delinea così un circolo vizioso che – tramite le banche – rischia di trasmettere un nuovo shock recessivo a un'economia reale non ancora ripresasi dalla contrazione del 2009.

La soluzione della crisi dei debiti sovrani dipende dalla definizione di una governance globale dell'economia, in particolare nell'Eurozona: all'introduzione dell'Euro e all'istituzione della BCE quale soggetto responsabile della politica monetaria per tutta l'area, si contrappongono infatti politiche fiscali e di bilancio decise a livello nazionale; tale situazione amplifica gli squilibri tra i singoli Paesi, caratterizzati da diversi livelli di competitività, produttività e costo del debito pubblico e, per contro, non più dotati degli strumenti compensativi della politica monetaria e valutaria. Inoltre la BCE, a differenza della FED, non è dotata della funzione di prestatore di ultima istanza a favore dei singoli Stati, che sono esposti alle crisi di fiducia sui mercati.
La soluzione dell'attuale crisi deve essere dunque identificata nel quadro del processo di integrazione europea, attraverso la creazione di adeguati strumenti di governance. L'ultimo Consiglio UE ha rappresentato un passo importante verso la creazione di un governo economico europeo; in tale direzione si collocano anche le proposte di ampliamento delle funzioni della BCE e di introduzione degli Eurobond, entrambe funzionali all'obiettivo di stabilizzare i mercati e di salvaguardare l'integrazione monetaria dell'Eurozona. Tali proposte non sono state oggetto di alcuna decisione nel corso del vertice, ma la reazione dei mercati nei giorni successivi testimonia come esse siano elementi da cui non è possibile prescindere. Per creare il consenso sulla loro introduzione i Paesi meno solidi sul piano finanziario devono vincere la sfiducia degli altri con misure di risanamento credibili: con la manovra del governo Monti il nostro Paese ha fornito una prima risposta a questa legittima aspettativa.

* Paolo Andrea Colombo è presidente dell'Enel: il testo è un estratto dall'intervento al seminario "Governance sostenibilità e mercati finanziari" tenuto alla Pontificia Università Lateranense

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