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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2012 alle ore 09:47.

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Giustizia, amore per la libertà e laicità dello Stato sono «le qualità di chi governa» che Benedetto XVI, richiamando l'insegnamento di Sant'Ambrogio, ha indicato ieri pomeriggio a un centinaio tra politici, amministratori e imprenditori milanesi e lombardi nel breve incontro con le autorità nella seconda giornata della sua visita alla città in occasione del FamilyDay 2012.

Una giornata fitta di impegni, alcuni dei quali privati, come il saluto al cardinal Martini che si è voluto recare in Arcivescovado per salutare il Papa, o quello con i numerosi sponsor che hanno contribuito in vari modi ad organizzare l'evento che per qualche giorno ha portato a Milano «la Chiesa universale». Altri momenti sono stati autentici bagni di folla, come a San Siro, per la vera e propria catechesi con i cresimandi della diocesi ambrosiana, la più grande del mondo. O in serata all'aeroporto di Bresso, all'interno del Parco Nord per le testimonianze di alcune famiglie che hanno ricevuto le risposte "a braccio" del Papa alle loro domande. Soprattutto allo stadio, il clima festoso ricco di coloratissime coreografie animate sul prato da centinaia di ragazzi, cozzava un po' con l'aria compassata di molti porporati, sul prato e in tribuna d'onore. Forse turbati per il clima che in Vaticano si respira in queste settimane non facili.

A politici e amministratori, Benedetto XVI ha ricordato che «superata la concezione di uno Stato confessionale, appare chiaro che le sue leggi debbano trovare giustificazione e forza nella legge naturale, fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana». Poi è tornato sul tema portante del meeting. «La legislazione e l'opera delle istituzioni statuali devono essere a servizio della famiglia» ha detto dopo che il giorno prima, nel discorso di saluto al suo arrivo in piazza Duomo, aveva sollecitato la «riscoperta della famiglia quale patrimonio principale dell'umanità».

Lo Stato, ha detto ancora il Papa, «è chiamato a riconoscere l'identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita» così come il «il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli». Se lo Stato non sostiene «la libertà di educazione per il bene comune dell'intera società, non si rende giustizia alla famiglia» ha insistito. «Ai divorziati risposati - ha aggiunto il Pontefice - dobbiamo dire che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli. Non sono fuori della Chiesa».

È di qualche giorno fa l'annuncio del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, di voler dare un colpo di acceleratore al registro delle unioni di fatto, un tema su cui in conferenza stampa è stato sollecitato don Erminio De Scalzi, vicario generale della diocesi. «Non voglio entrare nelle competenze del Comune» ha risposto il religioso. « Il sindaco dovrà ascoltare i suoi collaboratori che sono stati eletti dai cittadini e poi agirà come ritiene più opportuno. Il nostro intento - ha detto - è invece quello di rinsaldare la famiglia che è anche l'ammortizzatore sociale più grande. Forse non si sono messe ancora in atto delle politiche sociali per la famiglia. Siamo ancora, come Paese, un fanalino di coda».

Nell'incontro con le autorità il Papa è tornato sull'importanza della «costruttiva collaborazione» tra la Chiesa e il «potere civile», senza confondere rispettivi ruoli e finalità, «preziosa per l'apporto che la Chiesa ha offerto e può offrire alla società». Non come «supplenza» ma piuttosto come «gratuita sovrabbondanza della carità di Cristo e dell'esperienza totalizzante della fede».

Più volte, in questi due giorni di incontri, è salito alla ribalta il tema della crisi economica e in particolare del lavoro. Un tempo, questo, che «ha bisogno oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, anche di gratuità. La "città dell'uomo" - ha affermato il Papa citando l'enciclica Caritas in veritate - non è promossa solo da diritti e da doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione».

La politica, intesa come «operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica» per «dedicarsi al bene dei cittadini» è «profondamente nobilitata diventando una elevata forma di carità». «I partiti non promettano - ha ammonito in serata - ciò che non possono realizzare».

In collegamento da Bresso con San Felice sul Panaro, il Papa ha avuto una parola di conforto per i terremotati, assicurando l'aiuto materiale e spirituale della Caritas, della Chiesa e dello Stato. «Non vi dimenticheremo».

Oggi il viaggio del Papa a Milano culminerà con la messa all'aeroporto di Bresso, un'area in grado di accogliere un milione di persone, e dove ne sono attese all'incirca la metà. Dopo il pranzo con i cardinali, i vescovi e alcune famiglie, alle 17 il Papa ripartirà alla volta dell'aeroporto di Linate per fare ritorno in Vaticano.

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