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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2013 alle ore 08:41.

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Il 14 giugno la Consob ha inviato una «richiesta di informazioni» ad Assicurazioni Generali Spa in cui ha chiesto di fare luce su una serie di investimenti, operazioni e spese fatte negli anni passati dal colosso assicurativo triestino. Uno dei quesiti riguardava le «forniture da Onda Communication, società riconducibile a Michelangelo Agrusti, fratello del direttore generale di Generali». In realtà, la società di Pordenone di cui parla la Consob ormai non esiste più. Perché è stata messa in liquidazione nel dicembre scorso. Ma sulla base soprattutto di rapporti di audit interni, Il Sole 24 Ore è oggi in grado di ricostruirne la storia.
In un mondo industriale ormai sempre più darwiniano, in cui a emergere - o anche solo sopravvivere - è il più forte, il più bravo, il più innovativo e/o il più competitivo, quello di Onda Communication è un caso abbastanza straordinario.
Dieci anni. Tanto è durata la sua avventura. Ma grazie ai suoi rapporti commerciali con due giganti, Telecom Italia e Assicurazioni Generali, è stato un decennio eccezionale.
Perché non è facile trovare un'azienda nel settore delle telecomunicazioni che pur non producendo nulla di suo, a 22 giorni dalla sua costituzione riesca a ottenere un contratto per vendere 100mila telefonini al gigante nazionale del settore, e cioè Telecom Italia. Ed è ancora più difficile per un'azienda che, stando ai rapporti dell'audit interno del gruppo di telecomunicazioni, non risulta essere mai riuscita ad avere i requisiti per entrare nell'albo di fornitori, accumulare contratti con qualificazione prima "provvisoria" e poi "in deroga". Per centinaia di milioni.
In più, nel suo decennio di vita, Onda ha saputo superare una montagna di handicap che avrebbero tagliato le gambe a chiunque altro. Da documenti interni di cui Il Sole 24 Ore ha copia, risulta che anche in Telecom Italia c'è stato chi ripetutamente si è preoccupato per "Ia scarsa trasparenza dell'assetto proprietario" di Onda, che nei suoi primi anni era schermato da una catena di fiduciarie offshore che dal Lussemburgo attraversava l'Atlantico sbarcando a Panama e nelle isole Vergini Britanniche. Poi per il suo eccesso di dipendenza da un unico cliente - cioè la Telecom stessa (che nel 2009 arrivò a rappresentare il 66% del business di Onda). E successivamente per «la debolezza della sua situazione economico-finanziaria». Nonostante ciò Telecom ha continuato a rifornirsi dall'azienda di Pordenone.
Ma qual è il segreto del successo di Onda? Il Sole 24 Ore ha ovviamente pensato di chiederlo allo stesso Michelangelo Agrusti il quale, oltre a essere stato socio-fondatore e presidente di Onda, è l'attuale presidente di Unindustria Pordenone. Lui però ha scelto di non rispondere a nessuna delle nostre domande declinando la nostra richiesta di chiarimenti, commenti o anche smentite. Siamo stati dunque costretti a fare da soli.

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