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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2013 alle ore 07:11.

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5. Conclusione: sostenere l'economia senza danneggiare Bankit
A fronte di questa riserva (oltre 13 miliardi di euro), le banche beneficiate dovrebbero creare un fondo per finanziare investimenti, specie in tecnoscienza e in ricerca e sviluppo, di imprese meritevoli per aumentare la nostra competitività internazionale. La stessa riserva di cui sopra andrebbe ad aumentare per l'intero ammontare il core tier1 delle banche venditrici. Le due maggiori banche migliorerebbero i coefficienti patrimoniali: il core tier1 aumenterebbe a oltre il 14% per Intesa Sanpaolo (contro l'attuale 11,2%) e a quasi il 12% per Unicredito (contro l'attuale 10,8%). Il buy-back nazionale produrrebbe effetti sulla redditività della Banca d'Italia; il pagamento di circa 21 miliardi di euro equivarrebbe a sottrarre poco più della metà dei proventi netti tratti annualmente dai fondi patrimoniali e a dimezzarne l'utile netto. Tenuto conto che il saldo attivo della banca centrale, dopo il modesto prelievo per i dividendi oggi da versare ai partecipanti, andrebbe comunque distribuito al Tesoro dello Stato, si tratta di un onere da ritenere sopportabile per l'iperpatrimonializzazione dell'istituto. Esso manterrebbe un'ampia autonomia finanziaria sia per il livello del patrimonio sia per la residua riserva da rivalutazione dell'oro (59 miliardi di euro) che sarebbe in grado di assorbire ipotetiche cadute di prezzo del metallo giallo superiori al 40%.

Per tutto ciò saremmo lieti di avere motivati riscontri alle nostre proposte che, se realizzate e salvo errore da parte nostra, non soltanto darebbero un sostegno alla nostra economia ma servirebbero come «sveglia» ad un'Europa che non vara gli EuroUnionBond.

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