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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 06:55.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2014 alle ore 09:32.

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Vogliamo parlare di monnezza? All'indomani della sua elezione, il sindaco De Magistris urla al mondo che la monnezza sparirà dalle strade e Napoli arriverà al 70% di differenziata. La prima promessa è stata mantenuta con l'aiuto della regina d'Olanda, foraggiata dai napoletani con 20 milioni all'anno più il 20% di tasse. La seconda, no. Si viaggia intorno al 27 per cento. E il sindaco, durante un forum con i giornalisti del Corriere del Mezzogiorno, ammette: «L'ho detto in un momento di euforia». Niente vero, lo contraddice il suo vice e assessore all'Ambiente, Tommaso Sodano: «Il 70% entro il 2015 è un obiettivo sancito dalla legge». Il vicesindaco dice al Sole 24 Ore che le condizioni di Asìa sono drammatiche: «Seicento dipendenti su oltre 2.400 con età media di 57 anni e ridotte capacità fisiche». La città è sporca? Asìa dispone solo di dieci spazzatrici. Ma il dato più sconcertante è un altro. A sei anni dalla catastrofe di monnezzopoli, con le immagini di Napoli che fanno il giro del pianeta, l'umido raccolto con la differenziata continua a essere inviato ai siti di compostaggio di Padova e del Friuli. Con i costi conseguenti. Sodano allarga le braccia: «Le tre gare d'appalto per un'area di compostaggio da 30 mila tonnellate nella zona di Scampia sono andate deserte». Il motivo è semplice: il 2013 è stato l'annus horribilis dell'amministrazione De Magistris. Le banche hanno chiuso i rubinetti a chiunque avesse tra i suoi clienti Palazzo San Giacomo. Rischio insolvenza in agguato (si veda l'articolo in pagina). Il vicesindaco è ottimista: «Il peggio è alle nostre spalle».
Il lavoro non manca. I cassetti degli assessorati grondano progetti: la mensa dei poveri e il coworking all'Albergo dei poveri, la riqualificazione di Napoli Est, con investimenti privati di 2,3 miliardi, una nuova cordata per Edenlandia. Il problema sono i tempi. Biblici. Ci sono voluti vent'anni per vedere una rete metropolitana attraversare le viscere di Napoli. Un'idea di Bassolino, comprese le opere di arte contemporanea che costellano l'underground. La stazione di via Toledo sembra una sala del Moma di San Francisco. Piccoli capolavori di estetica. Che dimostrano come Napoli possa ancora produrre bellezza e modernità.

Ma i napoletani non dimenticano. Il blog di Totonno è tappezzato di insulti all'ex sindaco e a De Magistris, «chillo curnut ca pensa a' regat d'a America's cap». Molti osservatori gli rimproverano di non aver dichiarato lo stato di dissesto non appena eletto. Un errore che l'ha costretto a convivere con le casse comunali eternamente vuote. A complicare le cose c'è l'isolamento del sindaco: il movimento arancione da lui ideato è naufragato, l'Idv è imploso, e pure il Pd non si sente tanto bene. Già, il Pd: un disastro nel disastro. Nel bene o nel male Bassolino è stato l'ultimo politico nazionale di rango prodotto da un partito che pure ha una grande tradizione. Da anni, invece, solo una confraternita di burocrati e affaristi. Il pessimo risultato del Pd in Campania, ha scritto Roberto D'Alimonte, ha determinato la mancata vittoria di Bersani alle ultime politiche. E ora, alle Europee, rischia di sancire quella di Renzi. Una frammentazione che non risparmia il Centro-destra e si riverbera negli equilibri della maggioranza. Il sindaco rimane in sella con il sostegno di un paio di voti dell'Udc. Sembra di essere tornati alle contrattazioni della Prima Repubblica. Gianni Lettieri, leader di quel che rimane dello schieramento conservatore, continua a proporre una sorta di grande coalizione. Spiega: «Napoli ha di fronte a sé dei problemi così drammatici che esigono il coinvolgimento di tutte le forze politiche». Proposta ragionevole ma impraticabile per la netta opposizione del sindaco. Bordate arrivano dalla Cisl. Dice il segretario regionale Lina Lucci: «Il paladino della legalità se ne infischia della trasparenza. Voleva fare la rivoluzione con il popolo e non dialoga neppure con le parti sociali». La Lucci è stata la prima a denunciare il caos nella gestione del corpo dei Vigili Urbani, blanditi con premi e bonus distribuiti a seconda degli schieramenti di potere interni a Palazzo San Giacomo.

È doloroso ammetterlo, ma il rinascimento della terza città italiana è di là da venire. Mirella Barracco che fu una delle protagoniste della primavera napoletana, lo ha spiegato di recente senza giri di parole: «Tutti i sindaci degli ultimi anni, non solo De Magistris, appena entrati a Palazzo dimenticano l'umiltà, perdono la capacità di ascoltare i cittadini e vedono in ogni critica un complotto». Difficile dirlo meglio.

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