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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2014 alle ore 10:50.
Avrà letto le motivazioni con cui la Procura generale della Cassazione ha archiviato le incolpazioni contro Bruti sul caso-Ruby, escludendo gli addebiti che, indirettamente, gli muoveva il Csm. Su quella base, com'è pensabile un trasferimento d'ufficio di Bruti?
I profili disciplinari di questa vicenda sono stati, per una parte consistente, definiti con l'archiviazione. Per un'altra parte sono ancora all'esame del Pg, che deve decidere se promuovere l'azione disciplinare nei confronti di uno o di entrambi. Dopodiché, ove in ipotesi ci fosse il rinvio a giudizio in sede disciplinare, per questo o quel fatto contestato, il procedimento di trasferimento d'ufficio potrebbe fermarsi. Staremo a vedere.
Il «protagonismo» dei magistrati sembra una piaga della magistratura, a giudicare dalla frequenza con cui viene evocato e dal risalto mediatico. È un'accusa pesante, che forse andrebbe circostanziata, con nomi e cognomi, per non generalizzare ed evitare che diventi una sorta di anatema preventivo, e al tempo stesso un alibi, quando invece sarebbe importante, persino doveroso, comunicare meglio il proprio lavoro, senza violare doveri di riservatezza o di indagine. Il problema di una comunicazione della giustizia più trasparente, veloce e comprensibile per i cittadini è reale, ma non rischia di essere archiviato “grazie” all'anatema/alibi del «protagonismo»?
Il rapporto tra giustizia e comunicazione, ovvero la corretta comunicazione delle iniziative e delle decisioni giudiziarie, è cruciale per il recupero di credibilità e il prestigio della funzione giurisdizionale. L'intero Csm condivide la necessità di affrontarlo e di pervenire a una qualche autoregolamentazione per definire modalità comunicative corrette e tempestive. I recenti casi eclatanti di processi di fortissimo impatto mediatico e sull'opinione pubblica - Eternit, Cucchi, L'Aquila, Bussi - ne sono una dimostrazione evidente. Sono stati scritti centinaia di articoli e commenti senza che a tutt'oggi si conoscano le motivazioni delle decisioni. Il che costituisce una patologia nel rapporto tra l'esito dei processi e il diritto/dovere dell'informazione. Detto questo, sul protagonismo condivido che generalizzare è un errore, anche se casi di protagonismo eccessivo si sono verificati e sono deprecabili. I magistrati hanno diritto, al pari di altri cittadini, di esprimere le loro opinioni ma devono osservare il principio di riservatezza sui procedimenti loro assegnati, almeno fino alla decisione definitiva.
Il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, anche in una lunga intervista al Sole 24 Ore, ha spiegato i contenuti, anche tecnici, dell'inchiesta mafia-capitale: secondo lei ha peccato di protagonismo, come dice qualcuno?
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