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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2011 alle ore 21:41.

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I protagonisti del film L'albero della vita Sean Penn, Jessica Chastain and Brad Pitt (EPA)I protagonisti del film L'albero della vita Sean Penn, Jessica Chastain and Brad Pitt (EPA)

Il male innominabile è la morte di un figlio. La madre rossa, sottile e flessuosa che Terrence Malick ci offre ne L'albero della vita, in concorso oggi alla 64esima edizione del festival di Cannes, agita le dita ripiegandole nel palmo di una mano, una dietro l'altra, febbrilmente e poi con calma controllata, come cercasse di abituare il corpo a una notizia che non può sopportare.

La chioma di Mrs O' Brien (Jessica Chastain), questo è il nome della donna, sembra acquistare sfumature ramate ancora più vivide, quando piegando la testa verso le cime degli alberi in cerca di aiuto, le vede ondeggiare senza posa sotto un vento indifferente.

All'unisono con Mrs O'Brien pianeti esplodono, oggi o ieri poco importa, eruzioni fendono la terra, ferite rosse come la sua chioma, scoppiano in fuochi prepotenti, ingovernabili. Anche quel corpo terrestre reagisce: come le mani febbrili in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi, il mare lambisce le fiamme, mentre il fumo sale nebuloso, furioso. Della donna giustamente o ingiustamente colpita dal male più grande, poco si sa.

Si capisce che vive nell'America degli anni Cinquanta, che la sua condizione sociale migliora negli anni, senza toccare per questo la sua identità docile e sensibile. La si era vista piccina accarezzare animali, confondersi nei girasoli, immergersi nella natura in punta di piedi, con pudore, leggerezza, tanto da farsi accettare nel suo fiabesco mistero. Un alone magico che trasferisce ai tre figli maschi con giochi in cui lei agita la sua persona gentile, generosa, amabile.

E' Mr O'Brien (Brad Pitt) a scuotere i ragazzi verso la crudezza della vita. Esorta il maggiore Jack a reagire alla fanciullezza, a farsi adulto, a imparare a picchiare, a irrobustirsi rispondendo al padre "Sì, signore", obbligandolo a inchinarsi alla sua intraprendenza di uomo di affari di alterne fortune, alle sue qualità di pianista.

Non ha nessuna dote Jack, ragazzo dal naso schiacciato e le orecchie a sventola, che si trasformerà in Sean Penn. Almeno apparentemente. Non sa suonare, non sa picchiare, mentre il secondogenito apprende naturalmente il virtuosismo della chitarra. Sa solo sfogare la sua rabbia cieca di bambino non amato dalla figura di riferimento, il padre, in vetrate infrante, rane fatte saltare sui razzi, furti assurdi. Questo rancore sussurrato è la parte più bella del film di Malick. Nelle ombre di gambe leggere che si rincorrono obliquamente su tutto lo schermo si racconta un'infanzia implosa, vessata dalle violenze psicologiche di un padre padrone, che non si accorge di essere tale. Non ci sono le pene de Il nastro bianco di Michael Haneke, che vinse la Palma d'oro nel 2009, quel bianco e nero che regalava la crudezza di una violenza gratuita subita e inflitta.

Non ha grandi colpe Mr O'Brian. E' alla fine un buon padre di famiglia nell'America degli anni Cinquanta, timoroso che l'educazione della madre possa rendere i figli inadatti al peso della vita. Jack (un bravissimo ed esordiente Hunter McCracken) nel vedere il padre e la madre litigare in cucina, scappando nel giardino accanto vedrà esattamente la stessa scena in un'altra famiglia.

Diversamente da La stanza del figlio di Nanni Moretti (Palma d'oro nel 2001), che scandagliava il dolore in ogni suo aspetto, sviscerandolo e rendendolo troppo vero per la sopportazione di un genitore, L'albero della vita offre una chiave di consolazione, con una lettura cristiana, che a volte sconfina nell'allegorico spinto, staccandosi da quel ritratto di rapporto difficoltoso padre-figlio, perfetto nella sua sobrietà. Ma anche questa lettura quasi new age è offerta con una forza di immagini e di inquadrature, che sono un atto d'amore per il cinema, anche per chi non ne condivide la tesi.

Pochi applausi e molti fischi in sala. La critica aspettava da cinque anni una pellicola del regista americano ed è rimasta delusa dal regista americano. Malick come al solito non si è presentato alla conferenza stampa. Allergico alle interviste e ai media da sempre ha offerto il suo lavoro, sottraendosi alla ribalta. Ma ha risposto con le parole dei suoi attori nuovi (Pitt e Chastain e i due piccoli, di cui uno terribilmente somigliante a Pitt) e vecchi (Penn in La sottile linea rossa) : "Ognuno ha il diritto di mostrare la sua opera, senza spiegarla".

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