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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 15:37.

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Paolo RossiPaolo Rossi

Decalogo scritto da un attempato studioso per il giovane studioso che va a fare una conferenza o a leggere una relazione a un congresso.

0. La scrupolosa osservanza di queste dieci norme (che riguardano solo ciò che un tempo si chiamava il "porgere") non garantisce in alcun modo un anche modesto successo. Le norme servono solo a evitare un insuccesso legato a cause diverse dal contenuto della relazione. Questo tipo di insuccesso – contrariamente a quanto il giovane e inesperto studioso è portato a credere – è in realtà abbastanza frequente. Si manifesta nel pubblico con leggeri borbottii, colpetti di tosse, sbadigli, stiracchiamenti o aperta e plateale (anche se rarissima) disapprovazione.

1. Non superare MAI le QUINDICI cartelle di 2.000 battute, salvo che tu non stia parlando a un congresso politico o tu non voglia affermarti come dirigente sindacale: in questi casi non esistono limiti e, in quelle sedi, la durata serviva (in parte serve ancora) a dimostrare l'autorevolezza dell'oratore.

2. Fai, di conseguenza, un conto accurato delle cartelle e delle battute. Non dare mai l'impressione di stare ansiosamente combattendo contro il tempo e di avere da dire molte più cose di quelle che effettivamente hai il tempo di dire. Questo tutti lo sanno e tutti (davvero tutti) potrebbero parlare per molte ore del loro argomento. Siccome tutti lo sanno, questo non interessa davvero nessuno. Non scusarti mai di parlare più del dovuto: limitati semplicemente a non farlo.

3. Non trasformare la lettura in un borbottio. Leggi il testo lentamente e con voce alta. Meglio se, come solo pochi grandi sanno fare, riesci a leggerlo dando l'impressione di non leggerlo. Fai pause dove l'argomento cambia. La insensata frenesia di dire tutto quello che si è scritto o (ancora peggio) tutto quello che si ha in mente, impedisce l'inserzione di quelle brevi pause di silenzio che hanno affetti accattivanti sull'uditorio. Hai mai sentito parlare di "pause sapienti"? Lo erano davvero!

4. Non leggere le eventuali citazioni dai classici o dai testi altrui più velocemente del tuo testo. Quasi tutti lo fanno. Ma quasi tutti i conferenzieri (e in specie quelli di provenienza accademica) sono affetti da forme a stento tollerabili di narcisismo. Ciascuno, del tutto ignaro del narcisismo proprio, è invece attentissimo a quello altrui. Comunque ricordati che le righe scritte da un qualunque classico vengono giudicate dal pubblico che ti ascolta più degne di attenzione di quelle che io e te riusciamo a scrivere.

5. Cerca di dire all'inizio ciò di cui parlerai, brevemente dicendo che la relazione è divisa in tre parti o cose del genere. La gente ama gli indici, li legge per primi quando compera un libro e non ha per nulla torto ad amarli.

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